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Non sono meno vivo.

Creato il 07 luglio 2011 da Violentafiducia0

Parte prima, ovvero Rintracciare l’albore.

Ho diciassette anni. Uscendo da scuola mi fermo da Emanuele. Ciao, Ciao, Questo, Quattro euro, Ciao, Ciao. Salgo in macchina, e mia madre mi chiede Com’è andata oggi? Che ti sei comprata? E io le dico che Quella di italiano non c’era, una rivista di musica con un cd. Torniamo a casa, pranziamo scomposti, divisi, ignorandoci. Fuori è primavera, credo. Tutto sbiadito, perduto.

Parte seconda, ovvero Foto di pura gioia.

Ho sempre diciassette anni. Traccia. Sistemo i vestiti nella mia stanza. La porta è chiusa, la luce quasi verticale. Gli occhiali sottili, le braccia nude. Traccia. Mi siedo. Quello che non c’è. Respiro.

Parte terza, ovvero Cose che vorresti dimenticare nonostante sia la memoria a renderci umani.

Ho deciso che lascio tuo padre. Ho deciso che smetto di parlare, che invece di parlare mi metto a camminare, che bocca mi diventino le gambe, e cammino, e cammino e sento il sangue che scoppia nei polpacci e nelle spalle e non parlo e non penso, ma attraverso le strade in pieno silenzio, oltrepasso le scuole e le stazioni, arrivo a casa tua e piango, e piango e mi chiedi perché e mentre piango ti dico perché e mi dici parole di conforto e mi tieni per mano e metti su Dentro Marilyn e io piango e non so più perché.

Parte quarta, ovvero Allagare una casa nel tentativo di pulirla.

Campagna aperta.

La musica sempre:

a far crepare i muri,

senza nessuno intorno

tranne il verde degli alberi

come una vertigine

e non abbiamo

paura dei serpenti e io ho i capelli lunghi

e mossi

e cento orribili fotografie,

al mattino cantiamo Bungee jumping

e la sera

leggiamo le poesie

di Baudelaire e Majakovskji

e viene solo il caldo a disturbarci la notte, lungo e pesante. E ci scriviamo messaggi d’amore e sappiamo già come andrà a finire, dopo questa volta, tutte le volte, ripenseremo a questo posto e ci diremo ti ricordi e ricorderemo.

Parte quinta, ovvero Iene.

È uscito l’album nuovo, senti questa.

Ma fa schifo l’autista con una sola mano.

Le restituisco le cuffie e scrivo un racconto in cui tutti i personaggi hanno una sola mano.

Parte sesta, ovvero Tradimenti.

Buco.

Parte settima, ovvero 105 messaggi in memoria dal 2005.

Un pomeriggio che non ho un cazzo da fare decido che cancello i vecchi messaggi dal cellulare. Appuntamenti e promemoria e constatazioni inutili sul tempo che passa. Ce n’è uno del duemilasei che alla fine dice ti voglio bene dea e penso a tutti gli stupidi soprannomi che si danno le persone che si vogliono bene e non hanno paura di dirselo e di sembrare ridicole o inopportune. Penso che Bianca meriti un po’ d’amore. Il messaggio non lo cancello, è ancora in memoria.

Parte ottava, ovvero Il cuore del post, dopo tutto.

Filologia, Latino, Latino. Per tutto il tempo del concerto due cose mi ossessionano: la bambina decenne che conosce tutte le canzoni e canta come un’invasata alla mia destra, e una mezzaluna brillante dietro un balcone nero alla mia sinistra. Ho bisogno che mi cominci subito l’estate. Tengo il cellulare acceso e ti scrivo e ti chiamo e ti vorrei vicino ma ti sento vicino lo stesso. E per una volta non ci penso, sarà questo cielo con la varicella, saranno gli aerei che passano come delle promesse, sarà questa sensazione di sentirsi protetti, saranno i panini di Andrea, sarà la stanchezza di Antonio, sarà il quasi compleanno di Valentina, sarà tutto quello che sa Giovanni, sarà questo o sarà che ne avevo bisogno, ma per una volta non ci penso a restare composta e so dove tenere le mani e non ho paura e non mi vergogno di piangere quando arriva l’alba con un fragore che mi riporta alla vita, mi risveglia la coscienza e mi ricorda tutto quello che sono stata, ma soprattutto, quello che sono adesso e tutte le mie voglie che voglio assecondare, nonostante il mal di testa e la nausea e la gola in fiamme di questa mattina.



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