In questa settimana si è fatto un gran parlare del caso della blogger che avrebbe rifiutato di partecipare ad un aperitivo organizzato da Stefanel, dal momento che l’azienda non avrebbe garantito il corrispettivo richiesto per l’ingaggio. La notizia è stata data da La Repubblica. La protagonista della vicenda avrebbe oltretutto affermato di non voler essere più definita “fashion blogger”.
Credo che tutti noi abbiamo avuto modo di individuare, o quantomeno di sospettare fortemente il riconoscimento di questo personaggio!
Negli ultimi giorni ho avuto modo di leggere di tutto e di più sull’argomento. In effetti è facile scrivere su notizie come questa, perché entrano in gioco mille elementi: simpatia o antipatia verso la persona di cui si parla, il confronto con la propria situazione e il proprio modo di scrivere o lavorare, e purtroppo, come spesso capita, malignità e invidia spesso non sono assenti da questo elenco.
Credo che il mio punto di vista si sintetizzi molto brevemente: questa persona in effetti ha ragione: non è affatto una fashion blogger. È una socialite. E come tale, presenzia, ma non presenzia senza una ragione. Trattandosi di un personaggio, riesce a catalizzare su di sé l’attenzione di un certo tipo di pubblico, attenzione che ovviamente le aziende desiderano.
E non è una fashion blogger per un secondo motivo: il blogger di per sé fa informazione, fa ricerca, crea contenuti originali, analizza notizie, recensisce. Lo spazio web gestito dal personaggio in questione, invece, non fa nessuna di queste cose. I maligni le definiscono “marchette”, piuttosto volgarmente. Io direi che ormai altro non è se non uno spazio pubblicitario, e molto ben posizionato e comunicato attraverso i social.
Ciò premesso, è del tutto naturale che in questo caso si richieda un compenso per presenziare a un evento. Non stiamo parlando di una giornalista, né di una blogger, né di una cool hunter, né di una professionista né di una consulente: è una celeb come un’altra, che richiede un fee per esser “avvistata” in un determinato luogo e per pubblicare notizie su un prodotto, come un qualsiasi altro testimonial. In questo non ci vedo nulla di strano, perché è così che funziona. In definitiva, tutti i discorsi volti a polemizzare e dissertare sui blogger, nell’ambito di questa vicenda sono a mio avviso fuori luogo. Diamole ragione: non è una fashion blogger!