Non sono writers. Sono vandali, criminali, pericolosi e violenti. A Milano ormai lo dicono tutti, a Roma lo diciamo solo noi. Perché?
Creato il 10 novembre 2014 da Romafaschifo
Nei raid spesso portano con sé mazze e bastoni. Non temono di scontrarsi con vigilantes e forze dell’ordine. E molti di loro considerano la violenza fisica parte dell’esperienza trasgressiva. È il ritratto dei “writers vandalici” che emerge dal dossier fatto dall’Associazione nazionale antigraffiti con il nucleo Tutela decoro urbano della polizia locale di Milano. Nella notte fra sabato e domenica i vigili hanno fermato due giovani writers che si erano introdotti nel deposito Atm di Bisceglie. Gli agenti li hanno raggiunti prima che riuscissero a imbrattare i treni della metropolitana. Ed è solo l’ultimo episodio di una lunghissima serie. In città il writing vandalico è sempre più diffuso: scritte fatte con l’acido sui vetri dei negozi, pareti deturpate con vernice sparata con estintori modificati, griglie divelte per accedere alle fermate del metrò.
«Tutti gli indicatori dicono che i writers sono sempre più portati al vandalismo e alla sfida all’autorità, anche fisica — dice Fabiola Minoletti, portavoce dell’Associazione nazionale antigraffiti — Imbrattare è il pretesto per commettere reati». Il dossier analizza i comportamenti di 213 imbrattatori fermati a Milano negli ultimi tre anni. In 36 pagine di note e fotografie (molte delle quali tratte dai computer sequestrati ai writers), si traccia un identikit dell’imbrattatore a partire da alcuni dati statistici. Il 47 per cento ha un’età compresa fra 19 e 25 anni, mentre il 12 per cento dei fermati è minorenne. Sette su dieci hanno frequentato un liceo artistico e la metà di loro lavora nel mondo del disegno e della grafica. Il 22 per cento dei writers identificati è cittadino straniero, o ha entrambi i genitori stranieri, e le ragazze sono il 2 per cento del totale.
Una parte rilevante dell’indagine riguarda i precedenti penali: il 31 per cento dei ragazzi fermati per avere imbrattato muri o treni, al momento del fermo aveva denunce precedenti per lo stesso reato. Il 9 per cento aveva invece subito condanne per reati come danneggiamento, resistenza a pubblico ufficiale e aggressione, spesso connessi al writing. Gli episodi più eclatanti di aggressione a guardie private o agenti delle forze dell’ordine si sono registrati fra l’aprile del 2013 e lo scorso agosto, con veri e propri raid alla fermata della metropolitana Villa Fiorita e al deposito Atm di Gorgonzola.
L’indagine analizza anche un altro fenomeno: l’evolvere delle strategie dei writers per sfuggire a denunce e condanne. Il 15 per cento degli indagati avrebbe infatti cambiato la firma con cui imbratta i muri, per rendersi irriconoscibile agli investigatori. E da quando prima dell’estate scorsa Atm ha rafforzato i controlli nei depositi di tram e metrò — ottenendo un calo nel numero dei blitz che l’azienda stima nel 70 per cento — molti writer milanesi avrebbero cominciato a fare trasferte. Lo dimostrerebbero alcune tag di writers milanesi comparse sui vagoni della metropolitana di Brescia.
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