In questi giorni in cui tutti sparano su Vasco come sulla croce rossa voglio andare un pò kontrokorrente.
E' del tutto evidente e oggettivo sostenere che il Vasco nazionale ha cessato di "dire" qualcosa da anni e anni, come qualsiasi rockstar entrata nella fase "dinosauro". Come i Rolling Stones, come gli U2, come tanti altri rocker da stadio (ci metto anche il Boss? massì) anche Vasco da anni è la macchietta di sè stesso.
Ma tralasciando il ruolo di rottura degli schemi che, tra la fine dei '70 e l'inizio degli '80, consentì a Vasco di assurgere al titolo di "unica e vera rockstar nostrana", argomento complesso su cui si potrebbe scrivere e annoiare per ore, e tralasciando anche il ruolo mistico e talibano (nel senso che provati a contestarlo e i suoi fan ti lanciano la fatwa) di "Miticovasco" (citando Paolo Madeddu di cui sono fervente ammiratore) che egli ha incarnato nell'asfittico panorama musicale italiano degli ultimi anni, insomma tralasciando annessi e connessi cosa volevo dire.
Volevo dire che il Vasco, anche in fase calante (come qua, nel 1996, quando editò Nessun pericolo per te), ogni tanto bagnava il naso ma anche le ascelle a qualsiasi aspirante al titolo di "unica vera rockstar nostrana".
Il nostro furbacchione, dotatosi di accompagnatori e produttori e tecniche/studi di registrazione di gran livello, seppe sostenere il suo successo con un minimo di spessore anche quando ormai la creatività era ridotta al lumicino.
Già ne "Gli spari sopra" (1993) Vasco innerbò il sound con arrangiamenti e chitarre pesanti di matrice heavy (con il buon Stef Burns Vasco a tutti gli effetti pescò l'asso in grado di sostenere la coda della sua carriera), cosa che proseguì imperterrita per tutto il decennio arrivando a mio avviso al culmine in questo pezzo qua.
GLI ANGELI, dedicato all'amico Maurizio Lolli ucciso prematuramente da un tumore, è la classica ballatona alla Vasco (senza dimenticare il contributo fondamentale di Tullio Ferro nel songwriting). Ma la scelta di virare verso la power-ballad di chiara matrice heavy portò su territori se non nuovi del tutto, almeno più intensi di prima.
E come ciliegina sulla torta l'assolo di elettrica finale, affidato non già al comunque bravissimo Burns (ex Alice Cooper, ex Giuffria che comunque eseguiva l'assolo dal vivo nel tour) ma nientepopodimeno che al preparatissimo e raffinatissimo Mike Landau, proveniente dal mondo del jazz ma grandissimo nel calarsi nel ruolo di rocker.
Questa canzone vale il disco, come si diceva una volta quando non si compravano solo singoli su itunes.
Se poi pensate che dentro "Nessun pericolo per te" c'è anche SALLY (perla unica e inimitabile dell'intera produzione vaschiana) e vabbè perchè non ce l'avete almeno per far contenta qualche findanzata passata presente o futura?
Per questo oggi, vecchio malandato e spernacchiato perchè prende gli antidepressivi e si rompe le costole (sperando non sia niente di peggio), incapace di fare un album di degno livello, responsabile di una delle peggiori cover di ogni tempo (mi riferisco a Creep, ovviamente), non riesco ad allinearmi ai lanciatori di pietre.
Vasco era qualcuno tanti anni fa, ha perfino continuato ad esserlo a tratti come in questa canzone qua, oggi è un dinosauro che porta male gli anni e che si estinguerà perchè il cibo di cui viveva scarseggia sempre di più.
Che però resta sempre spanne sopra a qualsiasi altro aspirante al titolo (ogni riferimento a Ligabue è puramente voluto) e senz'altro merita il nostro rispetto.
So long.