Non Toccatemi il Sangue

Da Bangorn @MarcoBangoSiena

Si apre oggi per la Mezzotints, casa editrice di cui vi ho già parlato QUI, la collana Ombre dedicata alla narrativa Thriller. E lo fa con un ebook dell’autrice Diana Lama che ha alle spalle una robusta carriera di autrice nel genere, premiata in diverse occasioni con riconoscimenti prestigiosi. A introdurre l’ebook Non Toccatemi il Sangue, un autore che non ha bisogno di presentazioni: Alan D. Altieri.

L’ebook è formato da sei racconti noir, tutti ambientati nella nostra penisola, e sono già stati pubblicati in diverse antologie e magazines, ma che in questa occasione sono stati rivisti e adattati per l’occasione. Troverete inoltre un inedito, La Buona Fede di Mammà.
L’ebook è disponibile nei formati epub e mobi, presso l’e-store di Mezzotints ma anche negli altri store on line, al prezzo di 1,99 €.
L’indirizzo dello store è a questo LINK

Le cinque collane di Mezzotints

Prima di lasciarvi con un breve estratto, vi confermo che la mia impressione è che Mezzotints stia mantenendo le promesse e le premesse fatte nelle settimane precedenti e successive alla sua apertura, allargando l’organico con nomi ben noti nell’ambiente, tra cui Danilo Arona a cui è affidata una collana. Questi fattori non possono che farmi ben sperare per una rinascita letteraria del nostro Paese, con uno sguardo saggio al futuro.

Incipit del racconto Non Toccateci il Presepe

«Sposta un poco quella Madonna, per piacere!»
«E dove la metto, in braccio a San Giuseppe?»
«Giovane, fai poco lo spiritoso, non vedi che lì non ci sta bene? Copre completamente l’asino. Le braccia sono troppo allargate, e pure la mano non mi piace».
«Senti, sai che c’è di nuovo? La Madonna sistematela tu, il ciuccio pure, e anche San Giuseppe già che ti trovi, io me ne vado a mangiare!»
A piazza San Domenico Maggiore fervevano i preparativi per il presepe all’aperto. L’8 dicembre era ormai vicino, e per tradizione a Napoli il Natale inizia l’8 dicembre e continua fino all’Epifania.
In realtà, dopo il 25 il bello è finito, perché, come si dice, passato il Santo, passata la festa, e quindi tutti, negozianti e artigiani, artisti e assessori, ci tengono a che le cose siano pronte a puntino per il fatidico 8. Si presuppone che da quella data orde di turisti curiosi, affamati di arte e spettacolo, nonché di pizza e arancini, si precipitino per le strade del centro storico per prendere d’assalto botteghe e negozi, chiese, vicoli e vicarielli.
In effetti questo accade puntualmente, anche se i turisti entusiasti sono per la maggior parte gli stessi napoletani, a cui non pare vero, una volta all’anno, di avere la scusa per fare lo struscio per la città ed esplorare le bellezze che per tutto il resto del tempo tengono sotto gli occhi ma non degnano di uno sguardo.

Che ci volete fare, a Natale è di moda, e in più si può incappare anche nello straniero sperduto e avere così il brivido supplementare di destreggiarsi tra occhei, uereiuaregoing, goddaundestrit, tecchedefunicular.

Volete mettere la soddisfazione di avere fatto una buona azione, e avere pure dimostrato a tutta questa massa di fetienti ignoranti che cazzeggiano per la strada che voi l’inglese lo conoscete?
Così, siccome l’8 incombeva, e i turisti pure, l’atmosfera a piazza San Domenico era frenetica.
Dovevamo allestire un presepe all’aperto, anzi, Il Presepe, perché sarebbe stato un evento che la città avrebbe ricordato e di cui si sarebbe parlato nei cafè per anni e anni a venire.
La particolarità era che le statue erano a grandezza naturale, costruite dai migliori artigiani e pastorari nostrani, copiate fedelmente su pastori del Seicento e Settecento appartenenti a collezioni private napoletane. Per gli abiti erano state usate stoffe di San Leucio, per ricalcare vesti e ornamenti di ricchi e poveri, i gioielli erano copie accurate di gioielli antichi, gli animali talmente veri che sembrava che dovessero fare la puppù per terra da un momento all’altro.
La piazza era un cantiere: chi allestiva una stalla di là, chi una grotta di qua, dal lato di Scaturchio stavano preparando un ruscelletto con la cascata e un ponticello vagamente cinese, sotto a Palazzo Petrucci c’era l’osteria, con tre botti alte due metri, e l’oste che pareva davvero ’mbriaco.
Mi scansai per far passare un artigiano che portava in braccio una femmina con le tette da fuori. La mano dell’operaio pareva posizionata in maniera sospetta, ma non volli indagare, dopotutto era solo la statua della nutrice. È un personaggio classico del presepe napoletano, una balia con le grazie bene in vista, in genere scamiciata e con un corpetto ricamato rosso o verde. È un pezzo pregiato perché è una mezza accademia, ed è superiore al pastore semplice.
La mezza accademia è quando di una figura vengono scolpite le spalle, lo sterno e le clavicole, nonché in questo caso le tette. Dei pastori veri invece si fanno solo testa, mani e piedi. L’accademia intera, ovviamente, è un pastore tutto nudo che, se antico, vale un’iradiddio. (…)

L’autore: Diana Lama nel 1995 vinto, con un coautore, il prestigioso Premio Alberto Tedeschi del Giallo Mondadori per la Narrativa Gialla Italiana. Ha pubblicato i romanzi Solo tra ragazze (Piemme 2007) e La sirena sotto le alghe (Piemme 2008). È presente con racconti in numerose antologie pubblicate dalle migliori case editrici italiane. I suoi romanzi sono tradotti in Francia, Germania, Russia e Canada, e alcuni suoi racconti sono stati pubblicati in USA e in Gran Bretagna. Recentemente un suo racconto è stato pubblicato sulla prestigiosa Ellery Queen Mystery Magazine. Il suo nuovo romanzo sarà pubblicato prossimamente per Newton Compton. Diana Lama è anche fondatore e presidente di Napolinoir, l’associazione dei giallisti napoletani.

Sito dell’autrice: www.dianalama.com
Sito di Mezzotints: www.mezzotints.it


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