Oggi ProPost@Lavoro ospita l'articolo di Chiara Saracini sulla green economy, per offrirvi uno spunto di riflessione su nuove ed interessanti opportunità lavorative.
In un momento di crisi generale, trovare un lavoro è il problema quotidiano di milioni di persone. A fronte della tendenza generale da parte di società e imprese “old-style” sempre più colpite dalla diminuzione dei posti di lavoro, vi è un dato interessante ed entusiasmante: la crescita di una categoria di lavori definiti dalle Nazioni Unite come “green jobs”, ovvero quei posti di lavoro che permettono di svolgere attività che contribuiscano a salvaguardare l’ambiente, impegnandosi a proteggere le biodiversità, pianificare o ridurre i consumi energetici, le emissioni inquinanti, promuovere politiche di “energie rinnovabili” e così via.
È stato calcolato che nel 2010 fossero già oltre 2,3 milioni i posti di lavoro “verdi” in tutto il mondo, che potrebbero diventare quasi 7 milioni entro il 2030 (secondo stime di Greenpeace) se i paesi del G8 stanziassero adeguati investimenti nel settore delle fonti rinnovabili.
E per una volta l’Italia sembra “recuperare terreno” in modo abbastanza veloce rispetto agli altri paesi: già nel 2009 l’Associazione produttori di energia da fonti rinnovabili riportava un’occupazione in posti di lavoro verdi all’incirca di 55.000 persone. Ma le previsioni per il futuro sono ancor più rosee: l’occupazione nell’ambito dei green jobs potrebbe salire fino a 100.000 se non addirittura a 250.000 persone. Addirittura, secondo alcune ricerche effettuate dalla famosa società Accenture, si prospettano addirittura 510.000 posti di lavoro nel solo settore delle energie rinnovabili nei prossimi 10 anni.
Si tratta, insomma, di un trend in forte crescita, e gli investimenti nel settore mostrano che esso può essere considerato un modello di sviluppo piuttosto interessante. In Italia, infatti, è possibile seguire master Universitari “a tema” attraverso cui formare persone in grado di proporre soluzioni sostenibili, ecologiche e ad alto rendimento. Ad esempio citiamo, i Master in “Sviluppo umano e ambiente” in “Food Management and Green Marketing” e il Corso di perfezionamento “Progettazione educativa in, con e per l’ambiente” promossi dall’Alta Scuola per l’Ambiente (ASA), facente capo all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Tutti questi studi di alto livello promettono agli studenti stages in aziende specializzate per l’introduzione diretta nel mondo del lavoro.
Ma anche chi non ha un titolo universitario può trovare un lavoro nel green job, ad esempio sono richieste figure come costruttori e tecnici di pannelli solari e fotovoltaici, oppure di pale per impianti eolici, fino ad arrivare agli operatori del riciclo, della salvaguardia delle foreste e della progettazione sostenibile. Naturalmente anche settori tradizionali come l’agricoltura e la cucina possono essere votati al green fino ad arrivare ai lavori creativi come il design, la comunicazione il turismo ambientale. Qualunque attività sia in linea con il rispetto dell’ambiente o aiuti a mantenere bassi i consumi energetici e di beni materiali, può essere considerata “green”.
Le nuove professioni che aiutano a ricostruire un sano rapporto con la Natura e il mondo che ci circonda sono tantissime, ed il mercato è ancora abbastanza inesplorato da rimanere aperto alla fantasia personale e all’inventiva di aspiranti imprenditori.
Molte di queste nuove professionalità sono descritte nel dettaglio nel libro di Marco Gisotti, intitolato “100 professioni green” in cui l’autore presenta alcune figure professionali come ad esempio l’energy manager ovvero uno specialista del risparmio energetico, il progettista di energie rinnovabili, un tecnico che si occupa di gestire e coordinare l’ideazione di sistemi e valutare l’impiego delle diverse tecnologie nei contesti territoriali e ambientali. Ma in questo campo, anche un geometra ambientale, coadiuvato in molti casi da un certificatore energetico, sarà assolutamente necessario per ottenere le certificazioni su eventuali interventi di ristrutturazione d’immobili (ed ottenere anche una detrazione Irpef del 55% sulle spese sostenute).
Nel campo alimentare, accanto a figure tradizionali come l’agronomo, potrà essere affiancato l’agricoltore-bio, coadiuvato da un climatologo, esperto dell’evoluzione dei sistemi climatici sia locali che globali in relazione al ciclo produttivo e alle produzioni del territorio. Ci sarà spazio inoltre per tutte quelle figure preposte alla valutazione dei fenomeni ambientali come l’idro-geologo, il biologo marino, e il chimico ambientale, responsabile anche per i processi di trattamento ed eliminazione dei residui di lavorazione da parte di industrie e sistemi cittadini.
E i mestieri “normali”? Semplicemente, saranno rivisitati in chiave ecologica: dall’eco-stilista che disegna moda eco-sostenibile, all’eco-parrucchiere, che adotta accorgimenti per ridurre il consumo di energia e acqua nei saloni, ed anche l’eco-chef, che avrà un ruolo rilevante nelle cucine dei ristoranti scegliendo sempre prodotti naturali e biologici. E persino i proprietari di alberghi e centri benessere potranno beneficiare di figure come il manager di eco-turismo ed addirittura di animatori ambientali, che si occupino di organizzare e promuovere le attività escursionistiche di giovani e giovanissimi durante i campi-vacanza naturalistici che sempre più inizieranno a tentare le vacanze degli italiani. Ovviamente, tutto questo a fronte di una certificata riduzione dei consumi e di un’attività all’insegna della sostenibilità ambientale dei sedicenti “eco-professionisti”.
Su ProPost@Lavoro parleremo spesso di questi nuovi lavori, offrendo spunti, idee, e novità sui green-jobs, promuovendo e pubblicando eventuali iniziative a favore di progetti (anche europei) e fondi destinati alle piccole e medie imprese o a singoli per promuovere questa nascente green economy.
Chiara Saracini