È scrittrice e sceneggiatrice. Appassionata di yoga e convinta sostenitrice dell’alimentazione vegan a cui sottopone parenti e amici, ultimamente sta anche imparando a fare il pane («Con i tempi che corrono è bene avere un mestiere in mano!»).
Con la Newton Compton ha pubblicato Mi piaci da morire, L’amore non fa per me e L’amore mi perseguita, tre romanzi con Monica come protagonista; e Cercasi amore disperatamente: tutti hanno avuto un grande successo di pubblico e critica, in Italia e all’estero. È anche autrice di uno spassosissimo manuale di sopravvivenza per giovani donne: 101 modi per riconoscere il tuo principe azzurro (senza dover baciare tutti i rospi).
Sito: Federica Bosco
Titolo: Non tutti gli uomini vengono per nuocere
Autore: Federica Bosco
Serie: //
Edito da: Mondadori (Collana: Omnibus)
Prezzo: 17,00 €
Genere: Romanzo Rosa
Pagine: 358 p.
Voto:
Trama: Cristina ha trentadue anni e in una sola serata riesce a perdere il lavoro, la casa e il fidanzato. Costretta a tornare a vivere con i genitori – che da quarant’anni si amano e si chiamano “Cip” e “Ciccetta” – e con il fratello gemello, nerd plurilaureato, accetta un lavoro come inviata in una trasmissione televisiva in cui deve vivere esperienze estreme in diretta nazionale… E la situazione peggiora ulteriormente quando il giovane medico del pronto soccorso, che l’ha folgorata sin dal primo incontro, si rivela fidanzatissimo con una dottoressa dolce e bionda che pare uscita da “Grey’s Anatomy”. Nemmeno i consigli di Carlotta, l’amica insegnante di yoga e dispensatrice di saggezza, riescono a impedire a Cristina di perdere definitivamente il baricentro e infilarsi in una serie di situazioni sempre più complicate. Ma la realtà è sempre più imprevedibile della fantasia, e la vita di Cristina ha ancora molte sorprese in serbo. E anche se la vita corre troppo in fretta e tutti sembrano irrimediabilmente distratti da se stessi, sarà proprio smettendo di correre senza sosta che troverà il tesoro più inatteso…
Recensione
di Debora
Mi hanno licenziata, sono zitella, vivo con i miei, ho un fratello gay e tutto ciò che possiedo al mondo è un gatto obeso.
Queste parole possono ben riassumere la storia di questo nuovo libro di Federica Bosco. Non è il primo suo libro che leggo e devo dire che spesso in passato questa autrice mi ha fatto ricredere riguardo il Chick Lit, genere da me non particolarmente apprezzato ammetto, le cui protagoniste di solito sono donne dinamiche, alla moda, di giovane età e che lavorano in campi quali moda, pubblicità, televisione.. Questa volta, sebbene rimanga lo stile fresco e godibile, credo non abbia fatto bene centro con me e vi spiego il motivo principale.
La protagonista Cristina, fin da subito, si mette in situazioni davvero imbarazzanti, fa figuracce e sebbene lo scopo dell’autrice sia quello di farci sorridere e divertire da queste buffe scenette, la figura di donna che ne esce mi pare alquanto deprimente e svilente.
“Marco” gli dico con voce tremante. Io… sono sola al mondo… non ho nessuno, e mi sentivo così… depressa e abbandonata.
Cristina usa queste parole con il bellissimo medico che incontra al pronto soccorso, in un evidente colpo di fulmine che la travolge. Ma non si può reagire così di fronte all’amore della tua vita. Che fai? Ti inchini anche?! No! Un minimo di dignità suvvia!
Cristina comunque nel corso del romanzo subisce delle trasformazioni nel carattere, migliora e si rende conto che certe situazioni l’hanno messa davvero in imbarazzo, ma la Bosco secondo me persevera. E questo è dimostrato nella scelta del finale. Io non posso dirvi troppo, vi rovinerei la sorpresa, ma non era necessario chiudere in quel modo. L’autrice aveva trovato un buon espediente per far funzionare il libro, per renderlo diverso dal solito, per riscattare noi donne che per essere felici non abbiamo bisogno dell’uomo accanto!
Non ci sono risparmiati anche altri rapporti interpersonali della nostra Cristina; con la mamma, con il papà, con la migliore amica ma soprattutto con il fratello si rende sempre odiosa.
Federica Bosco, ciononostante, ci racconta bene alcune situazioni nel rapporto genitore- figlio e nel rapporto fraterno, ma purtroppo nel mio giudizio ha svolto un ruolo decisivo Cristina. Inutile dirlo, non mi è proprio piaciuta! L’unica cosa che sembra imparare è mettersi in gioco facendo lavori diversi; infatti il suo lavoro le richiede di fingere per un giorno di fare un attività diversa, e Cristina ne proverà parecchie. Qui l’autrice esalta la nobiltà di ogni lavoro e la difficoltà di ognuno; anche il lavoro che può sembrare il più semplice non lo è e per questo va apprezzato.
Un messaggio che passa, a mio parere, e che ho gradito particolarmente.