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A parte attraverso la fissione nucleare, attualmente esistono diversi metodi "industriali" collaudati per produrre energia elettrica. Innanzitutto ci sono le centrali a combustibili fossili, che sono attualmente la maggioranza in Italia (circa il 77/78% della produzione complessiva, il più delle quali ormai a gas naturale). Poi ci sono quelle da fonti rinnovabili, ovvero le idroelettriche, le geotermiche, l'eolico e il solare - in ordine decrescente di percentuale - che pesano complessivamente per circa il restante 22/23% della produzione. Infine la si può importare dall'estero e l'Italia lo fa in una certa misura a un determinato costo (non ho dati sotto mano). Naturalmente è più che comprensibile che un'analisi complessiva del settore sia assai complicata in quanto deve tenere conto come minimo dei tempi/costi di realizzazione degli impianti, e dei tempi/costi di esercizio dei medesimi, per ciascun chilowattora immesso sulla rete. E a questo punto sul piatto della bilancia oltre alla sicurezza ambientale che costituisce un aggravante per il nucleare (ma non fa sorridere nemmeno nelle centrali a combustibili fossili), sul piatto della bilancia bisogna mettere anche il prezzo legato alla rinnovabilità delle fonti sul lungo periodo. Perché se da un lato anche le tradizionali centrali a combustibili sono penalizzate da scorie e inquinamento, allo stesso modo si avvalgono di fonti esauribili e che (nel caso dell'Italia) vanno per lo più approvvigionate all'estero.
Di fronte a questo scenario, fitto e intricato come un gomitolo dato in pasto a un gatto troppo esuberante, si deve ancora considerare un ultimo fattore: cosa succederà in futuro? Quali sono le stime di richiesta dell'energia nei prossimi anni? Ebbene, se questo che sto per dire vale qualcosa, la più recente versione della normativa elettrica di settore del Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI 64-8 V3) prevede che in unità abitative di superficie superiore ai 75 metri quadrati gli impianti elettrici dovranno essere dimensionati in modo da poter stipulare contratti con i venditori di energia per potenze impegnate fino a 6kW, il che significa il doppio dell'attuale. Energia elettrica significa utilizzatori, utilizzatori significa dispositivi elettrici, dispositivi elettrici significa mercato e mercato significa economia. In altre parole la norma traduce in cifre quella che sembra la previsione di una tendenza in cui gli utenti compreranno sempre più diavolerie che avranno bisogno di essere alimentate/ricaricate. Eccolo dunque il trend, in una predisposizione di raddoppio della potenza elettrica resa disponibile agli utenti. E se per ora c'è ancora la discriminazione dalla superficie complessiva dell'abitazione, c'è da scommettere che non ci vorrà molto prima che i 6kW verranno applicati a tutti, con piena soddisfazione dei centri commerciali aperti domenica e festivi, e delle società di prodotti finanziari pronte a servire su un piatto d'argento un finto tassozero per ogni esigenza. Così, in fin dei conti è questo che si deve mettere sul piatto del fabbisogno energetico, non perdetelo di vista.
/continua (mercoledì)
[Credits: la foto dei tralicci è (c) di Paolo Margari]
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