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Io ho avuto un'infanzia bellissima, avevo una casa col giardino e la casa di legno, sono la maggiore di due fratelli con cui ho giocato fino alle medie, avevo tutti e quattro i nonni e tanti cugini con cui fare tanti giochi, mia mamma è andata a lavorare solo dopo che è nata mia sorella quindi è stata tanto con me da piccola, ricordo i disegni, le matite, i colori , le bambole, il lego. Ho solo un ricordo terrificante della mia infanzia, uno solo souvenir, nitido e ancora presente: l'asilo.
Anni fa sono tornata dentro il mio asilo per rendermi conto che le stanze che mi sembravano gigantesche in realtà non erano che normali stanze ma a quel tempo mi sentivo sperduta in androni giganteschi.E ho cominciato a ricordare tutto, i bambini coi pidocchi, le suore manesche, i giochi sbeccati e luridi, le ore della nanna a fissare il soffitto a cassettoni, la minestrina sciapa con la pastina fatta a letterine, le altalene pericolose, i fogli del ciclostile per disegnare, i bambini col moccio secco sul grembiule, l'odore di banana marcia della cartella, le canzoni stonate su Gesù, i gruppetti tipo baby gang, i giochi sgarrupati con la coda per usarli e il senso di abbandono.
ORA DITEMI VOI, COME SI FA A LASCIARE I FIGLI ALL'ASILO?
Lo so, è una cosa che va fatta perché io devo lavorare e avere i miei spazi e lei deve interagire ma diomio che paura rientrare in un asilo dopo questi anni. Anche l'americana de "Il metodo maman" scrive sui cocenti dubbi del mandare la sua bambina al Nido ma viene immediatamente confortata dal sistema organizzativo pedagogico degli asili francesi. E io? Come faccio? Per me asilo corrisponde ad abbandono, cosa che non ho mai provato alle scuole elementari ad esempio, delle quali ho bellissimi ricordi spensierati.Rientrare in un asilo mi fa riaffiorare i traumi. Ecco subito il flashback di me aggrappata ai lampioni mentre mia mamma cerca di infilarmi dentro un piccolo scuolabus rosso. Io, bambina tendente al melodramma, vivevo l'asilo come un orfanotrofio.
Il Babbo della Nina non mi segue in questo mio piccolo psicodramma, manco a dirlo lui ha fatto l'asilo per bambini ricchi dove avevano i giochi belli, le tempere nei vasetti, le maestre buone e dove l'unico ricordo che ha è quello di aver interpretato per anni il principe azzurro durante le recite annuali. Io che ho frequentato un asilo diciamo più "nazional popolare", ricordo i bambini di frontiera, maneschi e agguerriti e una bambina bionda con due occhi da serpe che poi anni dopo avrei rivisto in Lavina del cartone Sara Lovely Sara.
E poi ovviamente ci sono quelle chat che spulcio silenziosa su internet perché sono una pazza masochista, e leggo di mamme che parlano di scabbia, congiuntiviti batteriche, maestre non qualificate, asili che cascano a pezzi, pedofili, rette salatissime, carta igienica da portare da casa ecc. E' come sgooglare "mal di pancia" e vedere un po' cosa ti dice.
Comunque non devo pensare a me stessa e alle mie paranoie da donna tendente al melodramma. So che come sempre il compito più difficile toccherà a me e non sarà facile lasciarla all'asilo e andarmene; ma alla Nina farà bene e devo concentrarmi su tutti i benefici e pensare al suo "debutto in società" a quanto le farà bene confrontarsi con gli altri bambini e con adulti nuovi e cominciare a vivere secondo regole e orari.
Eh!In questi giorni mi sono trovata a riflettere anche su regole e spazi che si danno ai bambini e che si cominciano a dare proprio in questi primi anni si asilo. Ho pensato una cosa che forse non riuscirò a riportare con parole chiare senza essere fraintesa: come genitori passiamo tutta l'infanzia dei nostri figli a cercare di incanalarli verso orari, regole e spazi ben precisi, portando ad esempio di virtù bambini che mangiano e dormono ad orari stabiliti dal pensare comune e dicendo spesso: "guarda quel bambino come è bravo, sta seduto". Si cerca, per il bene comune e perché la vita alla fine è tutta una regola e un orario, di cominciare fin da piccoli a insidiare nei bambini che si è bravi se e solo se si colora il disegno dentro ai bordi, e si usano i colori dell'esempio stabilito, senza spiegare che se si colora fuori dai bordi o con i colori che ci piacciono perché vogliamo vedere che succede, non è poi la fine del mondo.
Seguitemi bene, non sto cercando di dire che dobbiamo crescere un neanderthal che mangia sul pavimento, picchia gli atri bambini con una clava, si scaccola e attraversa col rosso, sto dicendo che forse gli spazi che dobbiamo dare ai bambini sono precisi e motivi da regole di buonsenso ma che dobbiamo dare un po' più libertà dentro questi spazi.
Forse sto cercando solo di dare un senso all'anarchia innata che alberga dentro mia figlia, però penso a quando sarà adolescente e a quando come genitore comincerò a dirle di essere originale, di pensare con la sua testa, di non essere omologata e di farsi una sua opinione. Passi i primi anni della vita a sentirti dire che devi stare dentro ai bordi e poi per essere un pelino sopra il pensare comune magari devi aver provato almeno qualche volta, almeno a casa a disegnare come ti pare.Forse se non vogliamo crescere dei gregari senza personalità l'unica cosa da fare con i bambini è parlare con chiarezza, piegare il perché delle regole, anche se non capiscono tutto, anche se ancora i meccanismi della società non sono chiari e non lo saranno per bel un po'. Io non sto parlando delle regole e della loro necessità, sto parlando di integrità, di bambini che vogliono disegnare in bianco e nero e che fanno capolavori ma che vengono comunque spinti a usare i colori per impararne i nomi per imparare le associazioni perché tutti gli altri bambini usano i colori. Non sto parlando di anticonformismo e neanche di omologazione o di sfrenato ripudio delle regole, non sto parlando neanche di maleducazione o metodi di insegnamento frikkettoni, sto parlando di qualcosa di più profondo e che forse non c'entra neanche con la scuola o l'insegnamento; parlo dello spirito dei bambini che nasce integro e incontaminato e che viene irrimediabilmente incanalato e in parte corrotto per permettere loro di vivere nella società senza essere degli emarginati.Credo che come sempre, per tutte le cose, stia all'intelligenza e al buon senso dei genitori capire le inclinazioni, le passioni e le stramberie dei figli, capire le cose che si devono contenere e quelle che invece vanno lasciate un po' più sauvage. Alla fine per tutti noi la casa è il luogo dove ci sentiamo veramente noi stessi e la chiave fondamentale è proprio imparare a distinguere quello che si può fare nel proprio giardino e quello che invece deve essere fatto al parco giochi.
Magari mi sto facendo domande che vanno anche oltre il momento che sto vivendo e forse penso che certe cose, me compresa, siano più influenti di quello che credo. Se penso a me stessa mi rendo conto di essere abituata a pensare con la mia testa e a chiedermi il perché delle cose fin da quando sono piccola. Eppure non mi scaccolo in pubblico e attraverso col verde.
p.s. ho messo le foto dei cartoni per farvi capire che nonostante queste serie riflessione sono ben lungi dall'essere una persona seria
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