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Non voglio morire senza baciarti

Da Arkavarez

Non voglio morire senza baciarti di Stefano Muscolino (Arkavarez)
   La sua bellezza era invidiabile, avrei potuto perdere giorni interi a guardare il suo bellissimo volto. Lentamente si voltò verso di me «Uff! Mal trabajo!» disse sbuffando. Io cercando di apparire serio la interrogai «Come procede il tuo lavoro, sei riuscita a scassinare il meccanismo?». Mi fissò alla domanda rivolta e mi sorrise « Ho imparato a regolare i giorni, ma c'è un problema. Quel disco regola il flusso delle ore e vedi che si allontana fino a laggiù in fondo alla stanza dove c'è quella grossa rotella con quel tubo? Viene dal orologio del campanile»    Mi voltai a guardare nella direzione delle sue dita «Non so che dirti, io di questi congegni non ci capisco niente » risposi.    Lei si mise a ridere « Lo avevo capito! Ascolta, da qua non posso ruotarlo manualmente, per regolarlo perché dovrei entrare nel centro degli ingranaggi e questo è impossibile. C'è solo una cosa da fare» mi disse con sicurezza. Io mi grattai la testa cercando di seguire i suoi complicati pensieri « e quindi?» le chiesi. Lei mi guardò con aria seria «Significa salire sul campanile e portare indietro le lancette alla mezzanotte.    Con le mie modifiche il macchinario crederà che sia mezzogiorno di domenica, l'altare si aprirà ed avremo il calice degli dei!» Incominciavo a intravvedere la vittoria e quel calice finalmente fra le mie mani! « Smettila di sognare ad occhi aperti, abbiamo del lavoro da fare» disse con voce sensuale e con un sorriso che mi riempiva di allegria, mi passò davanti euforica. "Non ci credo" pensai, sembrava che piacessi a veramente a quella muchacha. Era molto tempo che la desideravo ma era difficile entrare in confidenza con lei, eppure, sentivo che c'era qualcosa da parte sua. La seguì e ci dirigemmo verso il soppalco dove si trovava l'organo, scassinammo la porticina ed arrivammo sul tetto. Incominciai ad essere stanco e le mie ferite mi procurarono un gran male. La causa era una trappola permeata di magia a ferirmi ma sopportai la cosa, del resto mi stavo avvicinando sempre di più al trionfo.    La cosa più straordinaria fu il cielo stellato e fui così contento da riuscire ad apprezzarlo. Tirammo il rampino su una finestrella e salimmo. « Senti, ma ti piaccio veramente?» chiesi forse con eccessiva eccitazione mentre guardavo il suo volto sotto le stelle. Fece una strana smorfia « Vediamo se sei bravo a scoprirlo da solo» mi disse dandomi una carezza sulla guancia, poi con una voce felice disse che dovevamo sbrigarci. In cima al campanile lei si calò da una finestra usando il suo rampino e sospesa per aria regolò l'orologio alle dodici. « Tienimi forte» disse e cercai di tenerla con tutte le mie forze per evitare che cadesse, ma tutto andò per il verso giusto.      Si sentì un rumore: click! Era la conferma che avevamo attivato qualcosa e ormai ero sicuro, ce l'avevamo fatta! Dentro il tempio apparve una luce d'orata che irridiava ogni angolo, era il calice degli dei apparso sull'altare. « Sei stata bravissima!» Le gridai ma lei si irritò « Zitto! Vuoi farci scoprire?» mi rispose bisbigliando. Non ebbe tutti i torti. In ogni caso fu una passeggiata questa ultima parte del piano e ora ci restò solo prendere il Calice degli dei e andarcene in fretta! Mentre pensai che tutto fosse apposto, si sentì un grido provenire dall'interno del campanile    Molti soldados entravano come formiche a cui gli fu calpestato il nido, me ne resi conto a causa dei numerosi passi che risalivano quelle scale di pietra. Lei non riuscì ad arrimpicarsi fino a quel momento, rimase sospesa per aria e io decisi di non abbandonarla, restai per lei.    Alcuni colpi finirono sull'orologio del campanile, altri colpirono la campana che fece una specie di Deng! Si fermarono poi per ricaricare le loro armi, mentre ormai l'allarme era stato dato. « Estamos in peligro de muerte! Torniamo sul tetto e scappiamo, oppure siamo spacciati!» disse completamente in panico, ma non dovevamo perdere il controllo! La tirai dentro il campanile ma non facemmo in tempo a fuggire. Apparsero dalle scale, puntandoci contro i loro archibugi. « Allora ti piaccio?» le chiesi mentre lei terrorizzata si abbracciò a me, mi guardò con il terrore stampato sul volto e le lacrime scesero dai suoi occhi. Mi sentì in colpa per quello che era successo mentre la fissai negli occhi « Non rispondere, non me lo merito, credo che sia tutta colpa mia». « Sapevamo che poteva finire male, comunque si mi piaci!» Rimasi sorpreso dalla sua dichiarazione mentre uno di quei uomini gridò di fare fuoco. In quell'istante la baciai, le nostre labbra si unirono in un bacio pieno di enfasi. Non smettemmo un istante e non persi una sola sensazione di quel dolce brivido mentre ci spararono.
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