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Il libro narra la storia di una famiglia. Matteo, il più piccolo di casa, è un bambino audioleso. Un dettaglio, questo, che all'inizio della storia mi ha molto toccato visto che mi trovo a vivere in famiglia un problema di questo tipo anche se a livelli molto meno seri. Matteo è un bambino che ha bisogno di più attenzioni di sua sorella per via del suo problema. Matto è il collante della famiglia. E questo, nello svolgimento della storia mi ha irritata un po' perchè credo che una famiglia non possa e non debba restare unita solo perchè c'è un bambino disabile.L'ho vista come una discriminazione attuata dai genitori che sono loro stessi a considerare il loro figlio diverso dagli altri. Suo padre ha una storia fuori dal matrimonio. Viene scoperta e accettata da sua madre per quieto vivere. Anche lei, alla fine, avrà una storia fuori dal matrimonio. Accettata dal marito con conseguente vita da parte di tutti e due, alle spalle dei figli che nulla sanno, o che nulla dovrebbero sapere. Fino a che... succede qualcosa nella vita di questi genitori ed il treno cambia binario.
Non voglio giudicare niente e nessuno, mi sento l'ultima persona al mondo che possa giudicare. Parlo solo delle mie emozioni e delle mie reazioni nella lettura di un libro così.
Mi sono detta: un bambino audioleso deve essere preso in giro (perchè di fatto questo è quando si simula una famiglia felice nella consapevolezza, da parte di entrambi i genitori, che non è così) da suo padre e sua madre per essere protetto più di un bambino "normale"? Cosa vuol dire, poi, normale? Genitori che si ignorano e vivono vite parallele, davanti ai loro figli (al loro figlio perchè con la sorella è un discorso diverso) sono autorizzati ad essere falsi e a non affrontare le loro responsabilità? Può, la disabilità, essere un alibi? Oppure mentire al proprio figlio è un'estrema forma d'amore nei suoi confronti? Ammetto di averci pensato a lungo e di non essermi data una risposta.Alla fine del libro trionfa l'amore, il legame familiare, e tutti i buoni propositi. Come avvenuto nel libro che ho letto in precedenza, di questa autrice, anche in questo caso alla fine mi è sembrato tutto un po' troppo artificioso...
Nonostante questo, ammetto di essere stata toccata da parecchi passaggi. Mi sono rivista molto nelle situazioni legate alla paura nell'affrontare i problemi di un figlio, nella forza che la mamma tira fuori per stargli accanto e fare di tutto per lui, nel terrore di non fare mai abbastanza ed anche nello spirito di sacrificio che ogni madre è capace di tirare fuori per i suoi figli. Ma... mi sono posta anche un sacco di interrogativi.
Fondamentalmente il libro parla di una situazione familiare travagliata e non è Matteo il fulcro della storia anche se ne è un elemento importante. Cosa che io, invece, mi aspettavo. Mi aspettavo un libro maggiormente incentrato su Matteo e non, come invece è, su storie d'amore incrociate che riguardano i genitori. Anche stavolta avevo aspettative diverse. Alla fine del libro mi sono anche detta che forse l'autrice ha dei problemi (non me ne voglia) con persone che hanno storie fuori dal matrimonio visto che ho letto due libri su due e su entrambi si parla di qualcuno che tradisce il proprio partner, per un motivo o per l'altro, con più o meno coinvolgimento emotivo.
Ogni tanto cambia il soggetto narrante e questo non rende monotona la storia, soprattutto fa emergere punti di vista diversi. Così come ogni volta l'autrice inserisce delle note, delle massime che sono toccanti e fanno pensare.
La mamma passa come il personaggio più forte ma, a ben vedere, ha anche lei le sue debolezze. Il papà di Matteo viene descritto come un uomo di secondo piano, con poco carattere... poi però qualche cosa cambia. La sorella di Matteo ha un ruolo determinante nello svolgimento della storia ma se dicessi quale toglierei il gusto della lettura.
Tutto sommato il libro mi è piaciuto ma mi aspettavo qualche cosa di meglio.Anche stavolta ho scritto di getto e non so se sono riuscita ad esprimere appieno il mio pensiero.
Propongo alcuni dei pensieri lasciati dall'autrice tra un capitolo e l'altro.
La verità fa male. E' per questo che inventiamo bugie. Se non siamo abbastanza pronti allora neghiamo, anche l'evidenza se necessario. Neghiamo le nostre paure e la voglia di avere successo, le nostre avidità, qualunque esse siano, e il timore di non farcela. Non lo facciamo per ottenere di più ma solo perchè le cose restino come prima, per mantenere l'illusione che nulla sia cambiato. Mentiamo così spesso che non riusciamo più a riconoscere il vero anche quando tutto crolla e la realtà è lì, sotto ai nostri occhi. Fingere ci imprigiona.
Diventare amanti senza sentirsi ipocriti è praticamente impossibile. Ma non esiste soluzione, e fare molta attenzione è l'unica legge da seguire alla letter, per rispetto. Già, ipocriti.
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