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Nonna Rosina

Da Mammazan
Abbiamo sperato fino all'ultimo anche se i medici delle Molinette ci avevano date poche speranze dopo il terzo ricovero..
Noi pensavamo che dopo aver stabilizzato la mamma l'avremmo riportata a casa dove tutto era stato predisposto per il suo rientro: letto con materasso antidecubito, sollevatore, carrozzina...avevamo anche modificato la vasca da bagno onde consentirle di fare comodamente la doccia con l'aiuto della badante che aveva una stanza tutta sua....
Invece dopo il suo rientro a casa...quanto era stata contenta di rivederla...era peggiorata con conseguente ed urgente ricovero.
Una notte e parte della mattina al pronto soccorso su una barella ed in isolamento in quanto il suo problema intestinale aveva reso necessaria questa procedura e senza parlare della polmonite..
L'anziana donna che era in buona salute prima della rottura del femore, a parte ovviamente gli acciacchi dovuti all'età, stava lentamente e inesorabilmente declinando: reni, cuore e polmoni stavano cedendo....
E neanche una settimana dopo ce la siamo vista spirare davanti ai nostri occhi stralunati ed increduli..
Nonna Rosina non c'era più e non ci credevamo e neanche ora ci sembra possibile.
Amici, che avevano avuto parenti con le stesse problematiche, ce lo avevano detto: tra gli 80 e i 90 anni la rottura del femore è fatale, ma noi speravamo in un buon recupero delle sue capacità motorie visto che al CTO  un fisiatra, passati solo tre giorni  dall'intervento, l'aveva messa in pedi e fatto fare alcuni passi....
Quindi ci siamo illusi che il suo ricovero, della durata di due mesi,  in un centro per la riabilitazione l'avrebbe rimessa in sesto.
Ed invece no.
Lei detestava sia la fisiatra che i fisioterapisti e quindi le sue "gite" in palestra si sono risolte in un nulla di fatto....non collaborava e non veniva sollecitata o incoraggiata a fare di più. 
Mangiava poco anche perché lo spavento dovuto al ricovero per la frattura le aveva provocato una forma di disfagia ovvero la difficoltà di deglutire per cui le venivano somministrati cibi frullati o semiliquidi: variavano i colori delle pappine ma lei non era per nulla invogliata a nutrirsi..a nulla servivano le minacce, le lusinghe le distrazioni cui ricorrevamo affinché mangiasse qualcosa....
Ma quello che ci ha veramente fatto infuriare è stata la totale mancanza di informazione nei confronti dei parenti delle sue reali condizioni di salute.
Devo premettere che io o mio fratello eravamo in ospedale tutti i giorni...
Ora mi spiego meglio: ho saputo per caso e dalla fisiatra, cui mi ero rivolta per sapere se la mamma  combinava qualcosa di buono in palestra, che  aveva un 'infezione all'intestino contratta sicuramente in ospedale....
Un'infezione che richiedeva da parte di chi l'assisteva delle precauzioni per evitare un eventuale contagio..
Ovviamente non ci era stato detto nulla né del problema intestinale né delle precauzioni da prendere...io lavavo la sua biancheria ...
Per fortuna  usavo guanti e Napisan...
Il secondo ed ultimo grave  episodio di mancata comunicazione è avvenuto una settimana prima delle dimissioni: le avevano fatto una radiografia  che aveva evidenziato un focolaio ad un polmone..
Ma solo la settimana dopo, un giorno prima delle dimissioni, una dottoressa  la visitò più accuratamente ed insieme ad altri medici fu presa la decisione di trasferirla in un altro ospedale visto che non sapevano più cosa fare..
Praticamente senza avvertire i  parenti...
Per fortuna mio fratello era presente e fu informato della decisione presa...
Sia lui che io insistemmo per le dimissioni..poi ci avremmo pensato noi a consultare il medico di base e, privatamente, un geriatra e un fisioterapista.
Ma la  salute della mamma era ormai compromessa.
E  una settimana dopo il terzo ricovero  alla fine l'abbiamo persa.
Chiedo scusa alle amiche per lo scritto farraginoso e grammaticalmente poco corretto ma al momento non riesco a fare di meglio.

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