Nonne e filosofia

Da Virginia Less

Stamattina la rassegna stampa che quando posso ascolto per radio ha dato la notizia che in un paesino pugliese, provincia di Lecce, il comune ha aperto uno sportello di consulenza filosofica. Credo sia il primo a offrire  tale servizio ai cittadini… Una breve ricerca nel web mi ha fornito altre informazioni:  funziona da maggio, nel comune di Corigliano d’Otranto e il sindaco, una donna, è insegnante di filosofia. Anche il presidente della regione, Vendola, viene dalla materia , ora che ci penso, e dopo tutto siamo nelle terre che parlavano greco ai tempi di Socrate. Battute a parte, me ne rallegro, e mi piacerebbe che l’approccio filosofico ai problemi del vivere fosse più diffuso. Le vele della foto figurano nel sito  della Società di consulenza. Apprezzo.

Il Socrate di Lisippo (testa di fauno)

La consulenza filosofica è nata  in Germania negli anni ’80 per iniziativa di Gerd Achenbach, che intendeva riproporre  il ruolo pubblico svolto dalla filosofia nell’antica Grecia. Essa si occupava allora  della saggezza ( phronesis), ossia del modo in cui ciascun uomo può condurre la propria vita, e veniva pertanto considerata una disciplina “pratica”. La citazione “primum vivere deinde philosophari” è usata spesso  a sproposito, contro la filosofia, intesa come inutile astrazione. L’ha detto Aristolele, ma nel senso che non è possibile darsi alla speculazione se prima non sono assicurate le condizioni materiali minime dell’esistenza. A  meno di non imitare Diogene, il celebre abitatore della botte,  che con la lanterna andava in cerca dell’uomo.

Uno dei primi libri che ho letto sulla consulenza è di Rovatti: La filosofia può curare? Affatto, è la risposta. Ha uno ruolo  in certo senso opposto. Il suo: indurre a pensare, cioè riflettere, ragionare. Lo scopo, socratico appunto, è la conoscenza di sè, da cui derivano la padronanza, il controllo, la qualità della relazione con il mondo esterno. Molte delle condizioni di disagio che tendiamo a ritenere patologiche ( ricorrendo magari a cure mediche, ai farmaci, talvolta alla psichiatria), non lo sono. Si tratta di timori, ansie, delusioni, dolori che fanno parte della “normale” esistenza: da padroneggiare, sopportare, superare per quello che sono. La medicalizzazione diffusa è dannosa, a volte truffaldina.

Affermazioni queste, che non intendono assolutamente denigrare le discipline che si occupano delle patologie reali della psiche, indispensabili per  diagnosticarle e curarle. Infatti la consulenza filososofica è utile ai sani, che vi ricorrono per migliorare la consapevolezza di  se stessi e guardare attorno con occhio più limpido. E sarebbe bene che se ne avvalessero coloro che si ritengono malati, ma non lo sono, dopo aver consultato un bravo psicologo o psicoterapeuta.

E infatti molti consulenti filosofici operano insieme a questi professionisti, con buoni risultati e reciproca soddisfazione. Non so se, in luogo dell’insegnamento, avrei scelto questo lavoro, se fosse esistito al tempo ormai lontano della laurea. Ma  penso ora che noi nonne, seppur sprovviste di titoli, abbiamo molte occasioni per aiutare i nostri nipoti  ad affrontare con equilibrio le inevitabili difficoltà dell’esistenza.  L’esempio e  la parola, semplice e diretta, possono sdrammatizzare le situazioni e migliorare l’autostima di chi sta crescendo intorno a noi.


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