Nonostante le amorevoli cure di Marissa Mayer la “malattia” di Yahoo continua ad aggravarsi e si parla sempre più insistentemente di cessioni per quello che è stato e resterà per sempre il primo motore di ricerca del mondo.
Quando è arrivata la bella Marissa, sembrava proprio la persona giusta per risollevare l’azienda di Sunnyvale, la Mayer infatti era la vicepresidente di Google, società nella quale aveva lavorato fin dal 1999 essendo stata la prima ingegnere donna assunta dal gigante di Mountain View e il suo contributo sembra sia stato essenziale nello sviluppo di alcune iniziative che hanno reso Google l’indiscusso leader del settore come ad esempio GMail, Google Earth e Google News.
Tuttavia non è andata bene la sua prima (e forse ultima?) esperienza da Ceo (ossia da Amministratore delegato) di una multinazionale. Dopo infatti aver speso 2 miliardi di dollari in 50 acquisizioni, molte delle quali risultate un flop, i conti di Yahoo sono impietosi, i profitti sono crollati a soli 15 centesimi per azione, il fatturato è in picchiata e la fuga dei top manager ininterrotta.
Yahoo, che in Borsa vale poco più di 31 miliardi di dollari ed ha ancora una quota in Alibaba (la “Amazon” cinese), valutata almeno 30 miliardi di dollari, la Mayer aveva annunciato tempo fa lo spin off della partecipazione nell’azienda cinese, ma poi cosa resta?
Ed ecco quindi che le anticipazioni apparse sul Wall Street Journal che ipotizza la vendita delle attività principali di Yahoo come le mail e le news, suonano un po’ come una “liquidazione” dell’azienda.
L’avventura di Marissa Mayer, iniziata in pompa magna perché nel momento in cui si è insediata sulla poltrona più prestigiosa di Yahoo aveva solo 37 anni ed … era incinta, diventando così il simbolo mondiale della donna manager che non rinuncia alla maternità (a proposito, a tre anni di distanza fra poco partorirà nuovamente e stavolta sono due gemelli), ora sembra destinata al tramonto.
Pare infatti che solo un cambiamento radicale della leadership possa dare quell’elettrochoc che serve ormai a Yahoo per restare in vita.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro