Ho pensato a chi ho deciso di accogliere nella mia vita, perché voglio amarli nel modo in cui ho deciso di amarli, ma soprattutto quale insegnamento ne avrei tratto. Cosa vorrei che il mio compagno, i miei amici, i miei genitori, le mie sorelle trovassero in me, e come diventare quel tipo di persona che vorrei trovare quando cerco conforto e amore, negli altri – questi altri a cui ho scelto di appartenere. Ed ho capito: che voglio essere – per chi amo – il posto preferito dove rifugiarsi. Dove abbandonare ogni velleità, sganciare nervosismi, mollare gli ormeggi. Perché dentro di me, voglio che chi amo sappia che scegliendomi, sceglie una persona che li amerà sempre e comunque, a prescindere da nervosismi, allegrie, e quant’altro. Ed ogni singola particella del loro essere sarà da me adorata e custodita.
Quando parliamo di esserci, sappiamo veramente cosa significa?
Non è solo presenza fisica. Quella è un buon 50%. Ma poi il restante 50%?
Secondo me esserci vuol dire non dimenticarsi dell’altro. Non darlo mai per scontato. Ricordarsi di quelle piccole cose – il cappuccio della mattina con un po’ di cacao, o il miele nella camomilla, o le patatine preferite in dispensa, o quel fiore che tanto piace in dono ogni volta che ci si ritrova, senza una particolare occasione, un massaggio ai piedi, un sorriso in più- che gli rendono la vita più facile. Più cristallina. Esserci vuol dire forse immaginare più di quanto viene detto. Essere paziente, tanto paziente. Vuol dire scrollare un po’ più le spalle, pregare per settimane con stelle migliori e infine sorridere, e abbracciarsi. In questa vita frenetica a volte non si ha nemmeno il tempo per un messaggio volante. Ma forse – forse – quando pi si trova il tempo di esserci, bisogna imparare ad ascoltare. Mettersi nei panni dell’altro. Guardarlo con tutta la tenerezza di cui siamo capaci. E infine, guardarsi e basta, parlare. A volte anche non parlare, ma solo aspettare. Questo Natale ricordiamoci della nostra umanità. Di quel collante che si chiama differenza e che troviamo così tanto nell’altro, ed a volte ci spaventa, magari ci allontana anche un po’, ma poi come calamita deve attrarci forte forte perché è questo che l’amore insegna: amare le differenze, perché è dalle differenze che impariamo. Oggi siamo stati da Wood*Ing e abbiamo cucinato noodles di pasta, che personalmente adoro in inverno. Mi scaldano e confortano, come una carezza che arriva calda quando più ne hai bisogno. Prima di passare alla ricetta voglio parlarvi di Wood*ing perché questi ragazzi con la loro energia ci hanno rapiti. Wood*ing – wild food lab è un laboratorio di ricerca e sperimentazione sull’utilizzo del cibo selvatico per l’alimentazione e la nutrizione umana. Studiano, raccolgono, catalogano, analizzano, e sperimentano vegetali selvatici o parti di essi ritenuti commestibili e adatti all’uso umano, il loro utilizzo, l’elaborazione di prodotti, e la loro conservazione.
Infatti, il cibo selvatico, disponibile nei nostri ecosistemi, è un’importante risorsa alimentare e culturale esistente a impatto quasi nullo sul pianeta.
Questo concetto è facile da dimenticare, abituati a procacciare ciò che mangiamo dagli scaffali di un supermercato o dal menù di un ristorante dove la disponibilità è immediata e priva di sforzi produttivi apparenti. Conoscere la possibilità di utilizzare cibo ad origine spontanea, ci spinge ad approfondire la conoscenza e lo studio del mondo vegetale, delle piante disponibili e del loro uso, avvicinandoci all’etnobotanica e a comprendere il modo complesso con cui il cibo è legato alla nostra esistenza, alla salute del pianeta terra e dei suoi equilibri.
Valeria ed il suo team svolgono le loro ricerche con estrema attenzione e rispetto verso gli ecosistemi in cerca di una POSSIBILE e VERA sostenibilità alimentare che va oltre al bio, oltre al km zero e che coniuga, nel suo delinearsi, l’identità culturale dei luoghi e dei tempi passati e presenti, la nostra storia sociale, l’importanza della biodiversità naturale spontanea del nostro paese e delle antiche tradizioni legate alla nostra cultura.
Per sostenerli e per credere in loro, provando direttamente ciò che fanno: il loro team è composto da professionisti di diversi settori ed i servizi che offrono sono: ricerca, consulenza, elaborazione di nuovi prodotti innovativi a basso impatto ambientale per aziende, accademy per formazione professionale, seminari e conferenze, corsi amatoriali e divulgativi, menù degustazione, catering, vendita dei nostri prodotti lavorati costituiti totalmente da ingredienti di origine spontanea.
Prossimi menù e corsi
15 dicembre 2015 menù degustazione wood*ing lab h. 20.30
17 dicembre 2015 corso foraging radici selvatiche wood*ing lab h. 14.30
per info e prenotazioni:
+39 3314143303 // [email protected]
Ecco la nostra ricetta, che trovate in video, qui sopra e anche sul nostro canale Youtube
brodo dashi veg & wild
un mazzetto di erbe miste selvatiche da far essiccare sul camino così che le erbe si affumichino naturalmente / 1 lt di h2o pura/ 100 ml di salsa di soia/100 ml di aceto di riso/30 gr di alga sol o dulse/ 10 gr di alga kombu/ una manciata di funghi esiccati ( meglio porcini)/ due foglie di alloro selvatico / un cucchiaio di olio di sesamo
in un pentola capiente versare il litro di h2o, le alghe e i funghi e fate cuocere per 20 minuti. Spegnere il fuoco, aggiungere gli altri ingredienti e lasciare il tutto a riposare per 15 minuti. Filtrare ed utilizzare.
Per la pasta
creata con la nostra mitica e insostituibile Marcato
500 gr di farina x 5 uova, un filo di acqua
In impastatrice, create una palla che avvolgerete in domopak trasparente e lascerete in frigorifero 30 minuti. Dopodiché stendetela con l’aiuto della nostra Atlas 180 e infine tagliate i noodles. Qui trovate tutti gli accessori che vi servono.
Per il drink
Autunnarale
35 ml bulleit bourbon whiskey /5 ml nettare di abete rosso e foglie di fico /4 gocce di bitter Green gold realizzato al lab wood*ing
Garnish:
Crustas ( per metà bordo bicchiere) di polvere di foglie imbrunite di tarassaco,castalda,piantaggine e polypodium
Tecnica: stirrer & strain
Bicchiere: coppetta Veneziana.