L’eterna battaglia tra nord e sud, tra terroni e polentoni, tra emigranti e rimasti a casa mi fa tornare a versare inutili parole in un non ben identificato spazio virtuale. E tutto per colpa di Clementino e di Sanremo. Già, perchè dall’insulsa canzone del rapper stonato è nata una disputa senza fine tra chi al sud non ci vuole tornare e chi ammazzerebbe per una sfogliatella.
Vi riassumo il problema: Clementino, nel suo credersi rapper portatore della voce dei sofferenti, scrive una canzone in cui piange l’essere cantante emigrante e l’essere costretto a cercare il colore laddove non c’è il sole (al nord), poverino ma lui da bambino voleva vedere il cielo ma qui piove e fa tempesta. Eccolo qua, lui, portatore di voce di una generazione che, dopo i comunisti in pantofole, sforna gli emigranti in eurostar.
Sia chiaro, io sono terrona e comunista.Il peggio che possa capitare a una brioche.
Ed ecco lì che si scatena la faida non appena commento sui social che Clementino si poteva pur sta a cas se non gli piaceva il nord. Eccoli lì gli altri emigranti in eurostar ad attaccarmi sostenendo che io, da terrona, dovrei essere concorde con Clementino e cbhe, anzi, offendo il sud.
Io offendo il sud? Da sempre si è sostenuto che chi guarda le situazioni dal di fuori è più obiettivo da chi ci è dentro ma, purtroppo, questa regola non vale se parli del sud. Del sud non si può parlare perchè nell’ordine chi non se n’è andato o chi se n’è andato ma anela un ritorno all’ovile ti dirà: – che sei una persona pessima, che è facile essersene andati mentre loro combattono, che è tutta colpa della camorra, che tu dovresti difendere la tua terra, che sono i polentoni a parlare sempre male dei terroni e tante altre cose di questo genere.
Facciamo un elenco, uno dei miei tanto amati elenchi.
- Quelli che denunciano l’evidente facilità dell’essermene andata contro la loro combattiva attitudine a voler cambiare la loro terra. Sinceramente ne conosco ben pochi. Sono cresciuta in una famiglia in cui mia madre e mio padre passavano il loro tempo libero a cercare di salvare il mondo. Lo fanno ancora. Si sono battuti per gli scivoli sui marciapiedi nella nostra cara città di Eboli, mi hanno fatta recitare in un video in cui portavamo cessi rotti al sindaco di tale cittadina denunciando la permanenza di una discarica a cielo aperto in un area formalmente adibita a parco giochi, sono andata in giro per l’Italia con la loro associazione pro bambini disagiati, ho bevuto del te nelle capanne degli immigrati. Celebre fu la frase di mio fratello “Vorrei essere un marocchino per avere le vostre attenzioni” citazione ignara di Almodovar in Tutto su mia madre. I miei genitori, e di conseguenza noi, sono stati additati e a tratti allontanati anche dalla stessa famiglia per la loro attitudine a lottare contro qualsiasi forma di ingiustizia o di rregolarità. Persone straordinarie. Non conosco nessun altro che abbia sacrificato neanche la metà della metà di quello che hanno sacrificato loro per salvare il sud. Non mi risulta che nessuno di quelli che mi accusa di aver scelto la strada più facile si sia trovato di fronte al bivio della difficile scelta tra un futuro tranquillo al nord o una vita da sacrificare alla causa sud. Eppure chiunque sia restato per un qualsiasi motivo che prescinda da qualsiasi volontà di riabilitare il caro e vecchio nome della Campania non fa altro che darsi il merito di averlo fatto.
- Quelli che “al nord si sta male”. Si sta male ovunque se non si ha quello che si vuole. La stessa città, in periodi differenti della vita, vi darà sensazioni diverse. Per continuare a citare i miei genitori ricordo di una vacanza a Parigi in cui padre e madre tornavano dopo esserci stati freschi fidanzati. La città dell’amore apparsa ai loro occhi sputare cuoricini dalla torre Eiffel sembrava ora, agli stessi, sporca e con molta meno magia. Non sempre ho amato Bologna con la stessa verve con cui lo faccio ora. Ma ora sono felice, innamorata e soddisfatta e i miei 6 kg in più lo dimostrano ad ogni passo. Nessuno può essere felice in un posto se non è felice a prescindere. Una città va vissuta, affrontata, assaporata. Ricordo mio fratello ai primi anni di università, ci trovavamo entrambi a Napoli e io lo incitavo ad uscire, lui si rifiutava. Uscì due volte e due volte fu rapinato. Promise che non sarebbe mai più uscito. Adesso è ai suoi primi tempi a Milano, gli manca Napoli, la città più bella del mondo, sullo sfondo del pc ha il vesuvio e vorrebbe mangiare sfogliatelle. Ogni posto è bello se abbiamo dele lenti rosse.
- Le giustificazioni. Nessuno, o quasi nessuno, del sud ti dirà mai “Beh dai un po’ di colpe le abbiamo anche noi.”. Una conversazione normale è così A: “Va bè ma voi al nord una birra la pagate 5 euro, noi 2!” B: “E’ normale quando sei costretto a fare tutti gli scontrini, ad avere tutto il personale in regola, pagare la SIAE, pagare per il dehor…” A: “Va bè ma che c’entra…una volta sono andato al nord da un medico e non mi ha fatto la ricevuta!” B: “Ma nessuno ha mai detto che qui la fanno tutti ma si parla di percentuali d’evasione.” A: “Ma pensi che sia il baretto di paese ad essere un problema per l’Italia? Il problema è il grande evasore! è l’imprenditore! e l’imprenditore di dov’è? Del nord! Al nord non le pagano le tasse gli imprenditori e poi con chi ce la prendiamo? Col bar al sud che non fa gli scontrini!” Ma tu il tuo dovere civico di chiedere lo scontrino lo fai? Certo che anche al nord non li fanno, certo che ci sono i grandi evasori, gli stessi calciatori e piloti di moto gp che seguite ogni domenica! Ma richiedere lo scontrino vuol dire fare già la metà del proprio dovere. Questo come tante altre cose dal fare il biglietto sull’autobus a non ridere perchè un ragazzo è stato picchiato dai bulletti di Eboli per aver cercato di dire che non potevano buttare un ventilatore nei secchi dell’immondizia normali.
- Al nord sono rigidi. E nessuno lo mette in dubbio. L’elasticità mentale non è qualcosa che appartiene al carattere nordico e te lo svela la campagna pro fare i biglietti dell’autobus a Bologna. “è davvero ben scorretto chi non paga il suo biglietto” inneggia un cartello su ogni bus. E, apparentemente, pur di non essere additati come scorretti i nordici obliterano. A me, terrona, la prima volta che l’ho letto mi ha fatto venire voglia di non timbrare e di scrivere “coglioni” sul cartellone. I nordici sono rigidi, se c’è una regola è quella. Non si parcheggia fuori dalle strisce se una ruota spunta fuori…multa e a nulla valgono i tuoi “ma era fuori di 3 centimetri!” era fuori, e al nordico quello basta. So matti, so fusi ma se devo dirla tutta preferisco questa rigidità innata al parcheggio selvaggio al “va buò dai 3 minuti la lascio in seconda fila”, a chi si ferma per strada a salutare l’amico e tu dietro come un idiota. Ma anche questo, so scelte.
- Ogni scarrafon è bell a mamma soia. Ovvero, ognuno ha la propria scala di valori. Vi inviterei a riflettere sull’utilizzo della parola “costretto”. Siamo costretti ad andare al nord. Costretti vuol dire che non hai nessun’altra alternativa possibile, vuol dire che se resti hai una bomba che esplode, un serial killer sulle tue tracce, una taglia sulla tua testa. Io, e gli altri emigranti dell’alta velocità, l’abbiamo scelto. Sono sempre stata scettica sul concetto di indice della qualità della vita. Indice secondo chi? Il mio personalissimo indice prevede funzionalità dei mezzi pubblici, efficienza degli uffici, facilità di raggiungere il posto di lavoro, parchi nei dintorni. E per questo, dopo un’attenta analisi, ho scelto Bologna. E ho deciso che fosse la mia città e comprato casa prima di incontrare l’amore e senza avere certezze lavorative. Per me questa è casa, ora più che mai e sarei disposta a lavare cessi pur di restare nella città che amo accanto alle persone che amo. Ma se nella vostra classifica conta più il sole, il mare e la sfogliatella fatevi due conti. A volte bisogna rinunciare a qualcosa, alla città, al lavoro dei sogni…rinunciate a ciò che vi pesa meno per far si che la vostra vita sia il più simile possibile a quella che avete sempre desiderato.
- Due pesi due misure. Se Clementino dice “lì piove sempre e non c’è il sole” non è un’offesa ma un dato di fatto. Se un polentone risponde “lì c’è l’immondizia per strada” è un’incredibile attacco e offesa e non si deve permettere. Il terrone ha come indole quella di giustificare le parole in quanto generalizzazione e in quanto “noi siamo a cumpagnon, non non offendiamo, scherziamo.”
Miei cari amici, parenti e conterranei, io vorrei tanto che voi vedeste quello che vedo io. Io vedo una terra che non aveva niente di più della terra che difendete così a spada tratta, nè più nè meno, che ha raggiunto dei traguardi. E certo mai potranno avere il sole e il mare, e certo mai potranno avere inverni miti e estati infinite ma voi, invece, potreste averlo quello che hanno loro e non lo avete. E non date la colpa sempre e solo agli altri, al destino, alla politica e alla camorra. Prendetevi qualche responsabilità, chiedete gli scontrini, obliterate i biglietti, smettete di guardare “Il boss delle cerimonie” e scrivete mille lettere a Real Time per denunciare l’infinito e patetico clichet che si dà del sud. Scegliete dove volete viere, scegliete cosa sacrificare nella vita, liberatevi dei preconcetti, sentitevi eroi solo quando lo siete, rifiutate lavori aggratis anche in cambio di punti a scuola, non andate in affitto a nero. E se siete “costretti” ad andarvene al nord sorridete, perchè ogni posto è accogliente se sorridete, ogni città vi offre qualcosa se lo cercate ma da nessuna parte del mondo le cose vi cadranno tra le mani mentre brontolate che è tutto una merda.
E certo che gli imbroglioni ci sono anche al nord ma questo non vi dà una giustificazione all’esserlo anche voi. D’altronde le persone più integerrime mai conosciute sono i miei genitori, nate e cresciute al sud. Che vi siano d’esempio.