Di seguito elenchiamo le principali norme del codice penale italiano che possono essere invocate in un caso di ricatto sessuale con minacce di diffamazione:
1. Estorsione (Art. 629 c.p.)
Chiunque, mediante violenza o minaccia, costringe taluno a fare o omettere qualcosa, procurando a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, commette il reato di estorsione.
- Pena prevista: reclusione da 5 a 10 anni e multa da 1.000 a 4.000 euro.
Nel caso specifico, la richiesta di denaro o favori personali sotto la minaccia di divulgare immagini o video compromettenti rientra a pieno titolo in questa fattispecie.
2. Minaccia (Art. 612 c.p.)
Chiunque minaccia ad altri un ingiusto danno è punito, a querela della persona offesa, con la multa fino a 1.032 euro.
Se la minaccia è grave o è fatta in modo tale da incutere particolare timore, la pena è la reclusione fino a 1 anno.
- La diffusione di contenuti intimi o sessuali viene considerata una minaccia grave, aggravata dalla potenziale lesione alla dignità e alla reputazione della vittima.
3. Diffamazione (Art. 595 c.p.)
Chiunque, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a 1 anno o con la multa fino a 1.032 euro.
- Se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato, la pena è la reclusione fino a 2 anni o una multa fino a 2.065 euro.
- Se la diffamazione è commessa tramite mezzi di comunicazione elettronica (ad esempio social network, messaggi, o piattaforme online), la pena è aumentata.
4. Violazione della Privacy (Art. 167 del Codice della Privacy, D.Lgs. 196/2003)
Il trattamento illecito di dati personali, comprese immagini o video, al fine di arrecare un danno all’interessato o di ottenere un profitto ingiusto costituisce reato.
- Pena prevista: reclusione da 1 a 6 anni.
Se i dati sono di natura sensibile (es. contenuti sessuali), la pena è ulteriormente aggravata.
5. Revenge Porn (Art. 612-ter c.p.)
La diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso della persona interessata è un reato autonomo introdotto dal “Codice Rosso”.
- Pena prevista: reclusione da 1 a 6 anni e multa da 5.000 a 15.000 euro.
- La pena è aggravata se il colpevole agisce per vendetta, profitto o con minacce.
6. Accesso abusivo a sistema informatico (Art. 615-ter c.p.)
Se il ricattatore ha ottenuto i contenuti compromettenti accedendo senza autorizzazione a dispositivi informatici o account personali della vittima, si configura questo reato.
- Pena prevista: reclusione da 1 a 5 anni.
La pena è aggravata se i dati sottratti sono di natura privata o sensibile.
7. Aggravanti comuni
In base all’Art. 61 c.p., il reato è aggravato se:
- È commesso con abuso della fiducia della vittima;
- È rivolto a una persona particolarmente vulnerabile (es. minorenne o persona in difficoltà);
- È compiuto tramite mezzi che causano danni particolarmente gravi (es. diffusione virale online).
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