Magazine Cinema
(Leaves of Grass)
Tim Blake Nelson, 2009 (USA), 105'
uscita italiana: 17 settembre 2010 voto su C.C.
I due gemelli Bill e Brady (Edward Norton) sono la dimostrazione pratica di come l'ambiente socio-culturale possa plasmare un individuo. Mentre Brady è rimasto nel natio paesino dell'Oklahoma, diventando un proverbiale “redneck” (indossa camicie a quadri, è mediamente illetterato e razzista, ha troppa dimestichezza con i fucili ) che si guadagna da vivere coltivando marijuana, Bill ne è scappato anni prima, iniziando una lenta ma inarrestabile ascesa nel mondo accademico che lo ha portato a diventare uno dei più apprezzati esperti di filosofia classica. Quando l'impeccabile professore verrà ricondotto a casa con l'inganno, si troverà coinvolto in un intreccio degno di una delle black comedy dei fratelli Coen, tra ebrei da macchietta, violenza inattesa e satira sociale.
Tim Blake Nelson, per l'occasione co-protagonista oltre che regista e sceneggiatore, sembra indeciso su quale registro stilistico adottare per raccontare la sua storia, in bilico tra la commedia e il pamphlet intellettualoide (lo stesso titolo originale, Leaves of Grass, cita una raccolta di poesie dell'Ottocento e tutte le massime che compaiono qua e là all'interno della trama finiscono con l'apparire un po' pretenziose). Infatti, nonostante la commistione di generi molto spesso sia un bene, in questo caso le scelte del regista-interprete americano convincono poco, perché non consentono allo spettatore di immergersi nella storia come i toni e le pretese suggerirebbero. Molte delle idee brillanti proposte, in parte autobiografiche (Nelson è ebreo, nato in un paesino dell'Oklahoma come quello scimmiottato nella pellicola), si perdono, tra una poesia declamata e qualche considerazione su morale ed equilibrio, in una esibizione delle due principali peculiarità del film: la quasi perfezione ormai raggiunta nel campo degli effetti speciali e l'innegabile talento di Edward Norton. Per quanto riguarda la prima, va dato atto ai tecnici che i vari scontri tra Norton ed il suo doppio sono credibili ed assolutamente naturali (avevamo già visto qualcosa di simile recentemente nell'ottimo Moon di Duncan Jones), con numerose sequenze nelle quali i due si dividono la scena, in alcuni casi addirittura azzuffandosi; entra qui in gioco la seconda caratteristica che rende comunque Leaves of Grass un film godibile, e cioè la grandissima naturalezza con la quale Norton riesce ad interpretare i due personaggi, conferendo ad ognuno una propria, vivente, personalità. L'attore americano già in passato aveva dimostrato di riuscire a caratterizzare magistralmente ruoli simili (Schegge di paura, The Score, Fight Club), ma nella sua carriera non è mai giunto a lavorare con un regista, e ad un soggetto, che potessero finalmente mettere in luce le sue enormi capacità. Fatto salvo il capolavoro di Spike Lee, La 25ma ora, Norton non ha ancora fatto quel salto di qualità che meriterebbe da tempo, in quanto interprete tra i più talentuosi della sua generazione. Purtroppo neanche questo film glielo consentirà, pur essendo un'opera abbastanza originale da ripagare abbondantemente il prezzo del biglietto – come sempre, velo pietoso da stendere sul titolo italiano ed in questo caso anche sul doppiaggio, che non lascia traccia del grande lavoro di Norton su accenti e intonazioni dei suoi due personaggi.
Blake ha tentato di costruire una storia che fosse coerente con la lezione-incipit declamata dall'ottimo professore di filosofia ai suoi studenti (come insegna Socrate, guai a chi è così presuntuoso da credere di aver raggiunto l'equilibrio nella vita, perché si schianterà), ma finisce con l'essere condannato dal suo stesso maestro. Come Icaro ha forse provato a volare un po' troppo vicino al sole. Ammirevole.
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