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Norwegian Wood (1987, tit. or. Noruwei no mori), frutto di un soggiorno italiano (parte in Sicilia, parte a Roma), è il titolo che ha dato a Murakami Haruki il via per spopolare nel mercato straniero. Pubblicato molti anni fa da Feltrinelli come Tokyo Blues, è stato riedito nel 2006 da Einaudi nella traduzione di Giorgio Amitrano e con un titolo - citazione di un malinconico brano dei Beatles - che secondo il suo autore meglio si addice a questo romanzo d'amore. Perché è di questo che si parla, anche se i protagonisti faticano ad amarsi o anche solo a farsi conoscere.
Watanabe, in particolare, è un personaggio schivo, impassibile, quasi recalcitrante rispetto a ogni possibile confidenza: è l'io narrante ma più volte mi sono quasi sorpreso a scoprirlo di nuovo: il suo volto è quasi inespressivo, sono pochissime le volte in cui lo si immagina sorridere. Il giovane non chiede nessuna empatia, eppure affascina, seduce, esercita quasi sul lettore quella stessa rabbia di un'amante lasciata in disparte. Condivide il suo vissuto con parsimonia, eppure sa darsi fino in fondo. Lo si incontra appartato con uno dei suoi compagni di viaggio, vuoi le ragazze che si contendono la sua compagnia, vuoi i suoi spericolati amici.
In particolare questi ultimi rivestono un ruolo speciale nel plasmare il carattere di Watanabe: Norwegian Wood è, a tutti gli effetti, un romanzo di formazione che passa l'anima del protagonista al filo del dolore e della morte. Una morte di cui si sente la presenza non alternativa alla vita, bensì in continuità, in tragica coabitazione con le scelte che ciascuno di noi deve compiere. Per questo la rapidità bruciante dell'assetato Nagasawa, l'uomo legato alla sua impaziente sete, lo prende tanto quanto l'eccentrica affabilità di Reiko. Il taciturno, perplesso, possibilista Watanabe, innamorato di Naoko e attratto irresistibilmente da Midori, si sperimenta nelle periferie delle sue possibilità, ma è l'attesa di una vita felice a frenarlo rispetto agli eccessi più distruttivi.
Come mai a te piacciono sempre persone così? - disse Naoko. - Abbiamo tutti qualcosa di squilibrato, qualcosa che non funziona, tutte persone che non sanno nuotare come si deve e che vanno sempre più a fondo. Siamo tutti così, in un modo o nell'altro: io, Kizuki, Reiko. Come mai non ti piacciono persone più normali?
Decisamente, la normalità sembra non entrare nell'orizzonte del "comunissimo" protagonista: accucciato in un angolo o seduto ai tavoli a parlare d'amore come gli uomini e le donne di Carver, o coinvolto in incontri dove il sesso non è passione né fisiologia, ma un'esperienza fisica - spesso arida - nell'atto dell'interiorizzarla, Watanabe partecipa a dialoghi di intensità toccante (superlativi il terzetto con Nagasawa e Hatsumi a cena e il divertissment euripideo al capezzale di un moribondo), dove il ritmo è perfetto.
Norwegian Wood è un romanzo che scorre via rapidissimo: vero è che talvolta sembra indugiare e, forse per via della traduzione da una lingua così diversa, anche ripetersi, ma abbiamo qui un libro che non cessa di invadere l'immaginario del suo lettore con la sua apparente semplicità. Murakami Haruki ha una padronanza mefistofelica della trama, flashback e flashforward al servizio di una trama evocativa e lineare: una scrittura raffinata, che ci restituisce Giappone e cultura occidentale (tra La montagna incantata e Il grande Gatsby) in una fusione sorprendente.
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