Sono passati 93 anni dalla prima proiezione del film sul vampiro più famoso della Storia del Cinema. “Nosferatu” di Friedrich Wilhelm Murnau fu proiettato il 5 marzo del 1922 e venne da subito considerato come uno dei manifesti del cinema espressionista tedesco assieme al celebre “Il Gabinetto del Dottor Caligari” di Robert Wiene uscito due anni prima.
Murnau riuscì a costruire ambientazioni fantastiche, inquietanti, quasi spettrali ed assolutamente innovative per il tempo perché volle dare maggiore spazio agli spazi aperti in opposizione ai tipici spazi chiusi dell’espressionismo. Possiamo considerare “Nosferatu” come una sinfonia dell’orrore, capace di terrorizzare i suoi contemporanei per la capacità di deformare figure, volti e forme con il linguaggio tipico della corrente tedesca. L’attore che interpretò il vampiro Orlok fu Max Schreck, assoluto mattatore della pellicola, che diede vita ad un’interpretazione tanto magistrale da far sorgere molti dubbi ai tantissimi spettatori che Murnau avesse ingaggiato realmente un vampiro (ipotesi usata poi per la realizzazione del film “L’ombra del Vampiro” di E. Merhige).
“Nosferatu”fu un evento talmente importante che divenne oggetto di parecchi studi indipendenti dalla settima arte, ad esempio venne rivista sotto una luce più psicanalitica, intravedendo richiami freudiani nel doppio protagonista: Hutter è l’eroe buono ma incapace di comprendere appieno la sua amata ripudiando i suoi impulsi, mentre il conte Orlok è quasi il suo doppelgänger, la sua controparte più animalesca. La trama del capolavoro di Murnau è ormai risaputa, se non abusata, visto che si ispira liberamente al famosissimo romanzo di Bram Stoker, “Dracula”, ma questo causò tantissime beghe legali al regista. Dovette infatti cambiare sia i nomi dei personaggi che quelli dei luoghi, ma anche così venne denunciato dagli eredi di Stoker per violazione di copyright. Perse la causa e gli venne intimato di distruggere tutte le copie esistenti; fortunatamente però lo stesso regista ne conservò una copia clandestina grazie alla quale tutto il mondo poté visionare il film.
La storia è ambientata nel 1838. Il giovane agente immobiliare Hutter (Gustav von Wangenheim) riceve l’ordine dal suo capo di dirigersi in Transilvania per incontrare un potenziale acquirente di una casa a Wisborg. Nonostante gli oscuri presagi di sua moglie Ellen (Greta Schröder), Hutter parte comunque. Quando arriva presso i Carpazi si accorge che sul Conte si aggirano strane voci, superstizioni locali su una leggendaria creatura capace di succhiare il sangue e di riposare in una bara: Nosferatu. Quando Hutter incontra il suo cliente, il Conte Orlok (Max Schreck), capisce che effettivamente nasconde qualcosa e gli basta solo qualche giorno per confermare le sue supposizioni. Divenuto prigioniero nel castello riesce comunque ad intravedere una spedizione di bare (tra cui quella del Conte Orlok) che lascia il castello, probabilmente destinate a Wisborg. Il giovane quando evade dalla prigione si dirige immediatamente dalla sua amata, che ritiene giustamente in pericolo, sapendo il Nosferatu nella casa di fronte alla sua. In città nel frattempo assieme al Conte arriva anche la peste, ed Ellen capisce che l’unico modo di uccidere il Conte è quello di sacrificarsi, lasciandolo bere il suo sangue fino all’alba in modo che i raggi solari uccidano il vampiro. Una volta sconfitto il mostro svanisce anche la peste dalla città.
Come accade per tutti i più grandi capolavori, il “Nosferatu” di Murnau fu oggetto di molte versioni e alcuni remake, su tutti spicca il bellissimo e più romantico rifacimento di Werner Herzog “Nosferatu, Phantom der Nacht ” con un meraviglioso Klaus Kinski.
Friedrich Wilhelm Murnau purtroppo morì troppo giovane all’età di 43 anni, a causa di un incidente stradale mentre alla guida c’era un certo Garcia Stevenson, il suo amante quattordicenne filippino. Su 21 film girati ne sono sopravvissuti solo 11, e tutti hanno un marcato stile personale fatto da riprese in soggettiva ed un uso particolare della profondità di campo come linguaggi autonomi, anticipando il “Cinema dello sguardo” inaugurato dalla Nouvelle Vague francese quasi quarantanni dopo.
“Nosferatu” è un primo mattone importante per la successiva popolarità di Hollywood, grazie al quale si poté capire che il cinema poteva anche spaventare il pubblico. Divertendo facendosi portatore di paura e disagio come intrattenimento, che portò alla nascita una fetta importante del Cinema americano, fino a quel momento “prigioniero” della gloriosa e magnifica pantomima di Chaplin e Keaton.
Un film che va al di là della semplice trama, ma fu innovatore anche nella tecnica con l’uso di obiettivi deformanti, con un attento gioco di luce ed ombra e nel montare singoli fotogrammi in una scena scorrevole (la sequenza dell’arrivo della carrozza ne è un esempio), quasi inventando inconsciamente la tecnica dello stop motion.
“Nosferatu” è uno di quei capolavori amato sia da coloro che vogliono capire e magari studiare il Cinema sia dai semplici spettatori, consci del fatto che si trovano davanti ad un’opera da considerarsi al pari di sculture e quadri del Rinascimento, precursori di generi diversi ma appartenenti all’Arte.