Magazine Cinema
Inno immortale alla luce capovolta, sinfonia romantica dell'amore e dell'orrore, della vita e della morte, del sonno e della veglia: Nosferatu il vampiro diviene il lato oscuro dell'eroe protagonista configurando tutta la pellicola come una riflessione sul tema del doppio, all'ombra di una psicosi inevitabilmente scissa. Ritorna sempre come incubo perturbante (anche a quasi cent'anni di distanza!) l'idea di una natura malefica ed oscura, di una geometria sconosciuta e superiore di cui non ci è dato conoscere i segreti né l'essenza. Capolavoro metatisico per eccellenza, dove un senso d'ignoto si fa strada nella nebbia, fino a lasciarci completamente esterrefatti davanti alla grande magia - al grande orrore suona ancora meglo - del cinema. Film "non morto" per eccellenza, vive ancora in quell'etereo limbo di nebbia che è poi la grotta magica.
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