Nostos

Creato il 18 novembre 2013 da Povna @povna

L’altro giorno la ‘povna, dopo un sabato scolastico, ha preso un treno in una direzione nota (ma che è diventata un poco insolita), è arrivata a destinazione, ha fatto un cambio, ed è salita su un treno folle, in direzione sud.
All’arrivo, ha attraversato i luoghi di una stazione grande, che conosceva come le sue tasche. Ha visto il cielo che diventava blu scuro, sotto le strida degli storni, e ha risentito quell’odore che era ancora familiare, come lo è solo di novembre, quando si arriva a Roma. Lì ha vissuto trentasei ore (di orologio) molto belle, nelle quali ha chiuso qualche cerchio, ha bevuto vino e pioggia su una romantica terrazza, ha festeggiato il compleanno di zio Remo insieme a tanti altri (ma al tavolo con Papà Razzo, Viola e l’Altra), ha (ri)visto l’amico Alieno, e il Marinaio con gli occhi chiari, e FairChild (e poi pure Peter Pan, che ha il dono di comparire, leggero, come da sua natura, dove meno te lo aspetti). Insieme a loro, ha passeggiato per luoghi che prima le si confondevano davanti, ma poi, nel cielo di una domenica da 25 gradi e maggio, sono tornati tutti quanti al loro posto, perché, se Roma la vivi (e ci vivi, come è successo alla ‘povna per quattro anni), ti resta appiccicata e scorre dentro come il sangue, anche quando scappi e (ancora) non lo sai.
Ed è stato così, come dal nulla, che la ‘povna ha rimesso piede in quella città dopo lunghi sette anni. E si chiede come abbia fatto a starci lontana così tanto, perché Roma è qualcosa che, per davvero, non puoi lasciare mai.


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