Not as a girlfriend waiting for “papi”

Creato il 14 marzo 2013 da Angelonizza @NizzaAngelo

Il Papa c’è, ormai l’abbiamo fatto. Vaticanisti e cronisti ritengono che Francesco I, il gesuita piemontese di Buones Aires, prete dei poveri ma contrario alla Teologia della liberazione, sarà un Papa nuovo. Non un salvatore, ma un vescovo. Insomma, uno che si è presentato dicendo di voler ottemperare al proprio mestiere nel segno dell’essenzialità. A occhio e croce, tutto il contrario di ciò che avviene al di qua del Tevere. Dove la ragazza resta in coma. L’elezione del pontefice diventa, forse, uno strumento interessante per rileggere il declino del Paese, alla luce del film di Annalisa Piras e Bill Emmott. Dalle dimissioni di Benedetto XVI fino alla nomina di Francesco I, abbiamo assegnato alla Chiesa, vecchia di duemila anni, parole come ‘rivoluzione’, ‘cambiamento’, ‘creatività’, perfino ‘fantasia’. La politica italiana invece resta ferma al palo e la penisola arranca. Lo spirito del tempo chiama alla sterzata. La girlfriend di Emmott attende di riprendersi. Ma con una precauzione. Il pregio del documentario non sta nel guardare al miracolo di un papi qualsiasi che appare all’improvviso al capezzale della sfortunata, la bacia e così la rianima. Questa è fantascienza. Il merito, invece, forse non del tutto dichiarato ma comunque comprensibile, vista la varietà dei personaggi che l’ex direttore dell’Economist incontra nel suo viaggio da nord a Sud, industriali e attori, sindacalisti e lavoratori, preti, donne, vecchi e giovani… il merito è quello di chiarire che le cose belle si fanno insieme e non grazie all’uomo solo, al leader. E oggi ancor di più, la ricerca della bellezza necessita di nuovi linguaggi, di nuove logiche, di un aggiornamento radicale delle condotte e degli approcci. Il Vaticano pare che voglia farlo. Noi come la mettiamo?



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