Assolve bene il compito di testimoniare che la poesia è porre sguardo al servizio questa raccolta di Carvelli edita per Kolibris nel Giugno del 2014. Uno sguardo che pacatamente potrebbe dire in prosa, si frammenta in verso diventando nervoso, ruvido e decisamente più spietato, come spietata e senza assoluzione è la realtà che racconta il quotidiano gesto che osserva. Perchè è l’occhio il vero protagonista di questo lavoro anche se a volte è il suono ad essere evocato”la prima tappa dell’educazione musicale si celebra nell’auditorium della casa”. Un libro dove finalmente non c’è nessuno, dove le cose si danno per come emergono e per dove si posano:raccontandosi anche se sembrano persone, sono circoscritte da una relazione oggettuale che solo l’estraneità dello sguardo attento può porrre in essere. Finalmente soli, dicevo, ma con l’onesta intellettuale di non sentirsi in balia di un tu travestito al quale raccontare storielle di un io che esce dalla porta per rientrare dalla finestra. Una sottile e raffinata ironia modula diversi passaggi del lavoro di Carvelli che nell’ironia non si rifugia ne se ne fa scudo, ma intuisce perfettamente che solo dicendo il disicanto si avvera.”in amore chi butta ha uno slot di vantaggio su chi conserva”si legge in un verso e ritengo che proprio in questo buttare o conservare stia la cifra di tutto il lavoro che in questo registro di soppesazione si offre in lettura, perchè tutto avviene lì operando quelle scelte di gettare o trattenere, dimenticare o ricordare.”trovare una parola bella bella per dire il guasto” non è di certo compito della poesia alla quale a volte basterebbe solo trovarla la parola, farla emergere da un silenzio per lasciarla dire il male delle cose.
di Alessandro Assiri
Desiderare figli è un’attività anaerobica
Desiderare figli è un’attività anaerobica:
si fa da fermo,
lì dove sei.
Un sollevamento pesi
preparato con generosa
inconsapevolezza evoluzionistica.
A volte serve
una premeditazione
molto scientifica
e un calendario.
Altre volte
una leggerezza
impenitente e svagata,
una dispensa tecnica,
l’amore assopito o attardato.
Sarà bene recuperare
il concetto di predestinazione
per avere conto
delle disilluse speranze
delle fiaccanti ripetizioni
e, alla fine, il nulla del ritenta.
***
L’amore è un ufficio postale
Se ami soffri
se non ami non soffri.
Un codice binario,
scienza esatta
che piace ai cinici,
agli atterriti,
agli informatici.
Ognuno ama qualcuno
che corrisponde qualcun altro.
Viaggia il cuore
lungo stradari lacunosi,
mappe imprecise
disegnate da cartografi
medievali.
L’amore è un ufficio postale.
Finiamola
con il biasimo dei postini:
la corrispondenza d’amorosi sensi
è destinata a non corrispondere.
Lettere, pacchi, cartoline
si perdono
tra numeri inesistenti,
grafie illeggibili,
trasferimenti.
Finiscono impilati
in un dimenticatoio
in cui continua a lavorare
l’attesa
vana,
l’intesa
solitaria,
la speranza
indirettamente proporzionale
al risultato.
La pratica non si chiude
se non con la restituzione al mittente
e questo rende la corrispondenza
ardua e spesso dolorosa.
Ma è solo una questione scientifica:
entropia e magnetismo
le due leggi che regolano
i destini umani.
E per concludere,
qualche consiglio:
prima di amare
verificare bene l’indirizzo,
scriverlo in modo chiaro,
ricordarsi di spedire,
attendere la ricevuta di ritorno.
***
Tecniche di ragionamento provvisorio
Non dire mai
per me,
secondo me.
Non dire 1, 2, 3
o A, B, C.
Non usare troppi
punti di domanda.
Non fare troppe affermazioni
presentandole come inconfutabili.
Non iniziare con l’idea
con cui si vuole concludere.
Dire spesso
“sei d’accordo?”
ma non troppo spesso.
Non fissare le proprie mani
né mulinarle.
Non alzare il tono della voce
né attenuarlo alle conclusioni,
alle definizioni.
Non prenderla alla lontana,
non elidere,
saltare passaggi,
rinviare a un futuro discorso.
Ricordarsi di respirare.
Bere molta acqua.