- Vedi, in questi silenzi in cui le cose
- s'abbandonano e sembrano vicine
- a tradire il loro ultimo segreto,
- talora ci si aspetta
- di scoprire uno sbaglio di Natura,
- il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
- il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
- nel mezzo di una verità.
- Lo sguardo fruga d'intorno,
- la mente indaga accorda disunisce
- nel profumo che dilaga
- quando il giorno piú languisce.
- Sono i silenzi in cui si vede
- in ogni ombra umana che si allontana
- qualche disturbata Divinità
Magazine Cultura
Oggi, leggendo The hidden reality di Brian Greene, arrivato ai capitoli che indagano la possibilità che l'Universo, il nostro, sia una grande simulazione, leggevo che un modo attuabile per vedere se davvero viviamo in un grande gioco digitale è quello di scoprire un improvviso cambiamento delle 'regole' di natura. Un'osservazione del reale che sia in parziale o totale disaccordo con le leggi che, fino ad ora, hanno regolato lo spazio in cui viviamo.Un'ottima ragione perchè questo accada è il fatto che una simulazione, per quanto ciclopica e divina, trattando con i numeri infinitamente complessi della realtà, deve per forza procedere per approssimazioni che, per quanto minime, una volta ripetute per lunghissimo tempo, nei continui loop dello spazio tempo, non possono non portare il programma a degli errori.Che devono essere per forza corretti, ritarando il flusso del software sottostante. E quindi il Programmatore deve per forza intervenire per evitare l'inconsistenza del sistema e il crash della simulazione stessa. Che, sia detto per inciso, riconfigura l'idea razionalista del Dio orologiaio, quello che mette tutto in moto e poi se ne disinteressa.Non sono fole di fantascienza, ma uno degli scenari possibili che escono dalle nuove scoperte della fisica e dell'astrofisica.Anyway, a me questa cosa è apparsa come un flash ermeneutico.Ricordate i famosi versi di Montale?