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Note a margine di una sconfitta, Nadeem Aslam, Feltrinelli. Che è il nostro libro del cuore della settimana

Creato il 30 gennaio 2014 da Atlantidelibri

 

Aslam è nato in Pakistan, vive in Inghilterra da quando aveva quattordici anni. I suoi precedenti libri (Mappe per amanti perduti, per esempio, un libro stupendo, La veglia inutile) hanno dimostrato la sua capacità di gettare uno sguardo obliquo e penetrante allo scontro di civiltà, alle capacità della storia di rovesciare le nostre esistenze . I due Pachistani protagonisti di questa storia odiano sia l’integralismo religioso quanto la politica espressa dagli Stati Uniti dopo gli attacchi dell’Undici settembre. La loro voglia di aiutare i musulmani in difficoltà dopo la reazione Usa in Afghanistan viene incanalata in una spirale violenta dai tanti signori della guerra che popolano quelle terre martoriate. Un vibrante atto d’accusa nei confronti della follia religiosa, della incapacità dell’Occidente di gestire in modo costruttivo il conflitto. Certo, potete temere che a volte questi libri possano sembrare troppo programmatici e poco coinvolgenti, ma Nadeem Aslam è un narratore di gran classe, garantito!

 

Note a margine di una sconfitta, Nadeem Aslam, FELTRINELLI
trad Vezzoli D.

Le tribolate vicende di questo romanzo, ambientato tra il Pakistan e l’Afghanistan invaso dagli americani dopo l’11 settembre, si snodano sullo sfondo di un giardino incantato, come ad assorbire la violenza di ciò che accade intorno, contrapponendo l’innocenza della natura alla crudeltà degli uomini e alle loro guerre insensate. Il giardino appartiene al vecchio Rohan, saggio e devoto musulmano che ha costruito un’oasi di pace nella città pachistana di Heer – una scuola aperta ad allievi di ogni credo religioso nel tentativo di allargare gli orizzonti di giovani altrimenti facili prede del fondamentalismo islamico nelle madrasse. Ma le speranze di Rohan di porre un freno alle violenze della guerra che infuria oltreconfine saranno tragicamente deluse: i suoi stessi figli, Jeo e Mikal – partiti in segreto per l’Afghanistan per contribuire alla liberazione del paese dalla tirannia talebana -, vengono rapiti dai fondamentalisti e costretti a partecipare alla jihad, a combattere contro il popolo che avrebbero voluto difendere. Mentre Rohan pota le rose del giardino, Jeo viene ucciso e Mikal è venduto agli americani dal signore della guerra che lo ha catturato. Dopo essere stato internato in un campo di prigionia americano, il giovane cercherà di fuggire attraverso il deserto afghano.

 

NOTA. ECCO QUANTO AVEVAMO SCRITTO ANNI FA in occasione dell’uscita di MAPPE PER AMANTI SMARRITI:

 

“è appena uscito in formato tascabile uno dei libri più premiati nel mondo degli ultimi anni (Kiriyama Pacific Rim Book Prize, Encore Awards, finalista alla corrente edizione dell’IMPAC DUBLIN LITERARY AWARD. . .). NADEEM ASLAM, autore di MAPPE PER AMANTI SMARRITI, vive in Inghilterra da ormai 25 anni, ed è proprio colà che si snoda questa vibrante vicenda che mette a nudo le debolezze e le difficoltà che affiorano quando culture diverse vengono a contatto. Musulmani, Sikh, occidente, religioni e musica, cibo, perfino le stagioni (che possono diventare cinque, se ci aggiungiamo quella dei monsoni), quante cose possono dividere! E’ un romanzo che colpisce immediatamente, dalla prima pagina, venato di poesia, capace di ritrarre in modo impietoso i disastri che il fanatismo religioso può provocare. Memorabile la pagina sull’atteggiamento dei bianchi verso gli immigrati: si passa dal periodo in cui l’atteggiamento era:”Non voglio vederli nè lavorare al loro fianco” a:”Non m’importa di lavorare al loro fianco se proprio devo,, purchè non debba anche rivolgere loro la parola”. Il passo successivo: “Non m’importa parlare con loro se proprio devo farlo sul luogo di lavoro, purchè non mi tocchi parlare con loro anche fuori dalle ore lavorative” e si termina con “Non m’importa se socializzano negli stessi posti dove vado io, se proprio devono, però non voglio trovarmeli nella casa accanto” arrivando in questo modo agli anni Settanta, dagli Anni Cinquanta del primo “ragionamento”.
 

 

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