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Note antropologiche dal Benin /Le "cube" è contro la tradizione

Creato il 06 febbraio 2013 da Marianna06

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La pubblicità televisiva in Africa ,come anche in tante altre parti del mondo, persino a casa nostra, esercita un fascino indubbio cui, in genere, è difficile sottrarsi.

E così lo stregone,che dal piccolo schermo nelle case africane prepara le sue pozioni con il dado da brodo dell’uomo “bianco”, cattura immediatamente lo spettatore onnivoro di novità occidentali.

E l’indomani è corsa certa ad acquistare e  provare “le cube”.

Detto tra noi non c’è niente di male. Se non fosse che si tratta di un “messaggio” taroccato.

Se , infatti, facciamo un viaggetto, oggi, nel Benin settentrionale, troviamo lì che gli stregoni autentici inorridiscono dinanzi ad una tale chance per le proprie “magie” o, meglio, le cosiddette cure.

E ancora di più, poi, se l’intruglio dovesse essere preparato in pentole di metallo al posto dei  consueti e tradizionali recipienti in terracotta.

 La stessa cosa riguarda, a quelle latitudini, le nudità umane.

Questi guaritori, come sono chiamati dalla gente del luogo, si rifiutano infatti d’indossare abiti, specie durante le loro pratiche rituali, in quanto –essi spiegano- l’abito degli antenati era la sola nudità.

E ritornando al cibo, uno stregone che si rispetti, mangia soltanto cibi tradizionali e, per giunta, cucinati nella propria abitazione.

Perciò niente cibi in scatola o birra in lattine o bottiglie e, nemmeno, cipolle, arachidi e/o altri cibi d’importazione.

Il "messaggio" è molto chiaro.

  

  a cura di  Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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