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Note di linguistica berlusconiana

Creato il 06 febbraio 2011 da Lucas
Parlare di «italiano» senza altra specificazione può risultare astratto dopo che tanti studi recenti hanno insistito sulla coesistenza di più lingue parallele (italiano parlato e scritto; italiano della comunicazione formale e della conversazione quotidiana; italiani regionali; italiani settoriali e così via). Ma non va dimenticato che ciò che unifica tutte le varie modalità d'italiano è molto più forte, consistente e significativo di ciò che le distingue. Le strutture fondamentali rimangono le stesse quale che sia il livello o l'àmbito di lingua.
Luca Serianni, Grammatica italiana, Introduzione pag. IV, UTET, Torino 1989
Non ultima delle storture di cui Berlusconi è responsabile è quella linguistica. Dall'inizio della sua impresa politica, infatti, egli ha sempre cercato di usare una lingua che dividesse, che separasse il popolo italiano, imponendo una lingua parallela nella quale si potesse riconoscere solo una parte della nazione: una parte di fedeli inevitabilmente acritici. Mentre nel 1989, a Berlino, un muro crollava rovinosamente, pochi anni dopo (ma forse anche prima), in Italia, il linguaggio berlusconiano ne ricostruiva uno che è diventato, in un ventennio, pressoché invalicabile e, a tuttaprima, ancora solido e ben puntellato. Al posto del filo spinato e delle guardie di torretta vi sono arguti e feroci sorveglianti mediatici, giornalistici e televisivi che impediscono alla ragione di violare la verdazzurra terra promessa dei desiderata del Bisunto d'Arcore.
Se in un primo momento era anche legittimo illudersi che la parte berlusconiana rappresentasse la Berlino Ovest, adesso dovrebbe sembrare chiaro a tutti coloro che non hanno interessi specifici di bottega nel restare attaccati al blazer sdrucito dell'Imperatore, che la prigione (mentale) esiste solo in una parte del territorio: la loro. Tra i molti difetti di chi si oppone a Berlusconi, infatti, tutto si può annoverare tranne la monoliticità e univocità del pensiero: c'è un gran casino, d'accordo, ma è un casino dove ognuno può permettersi di pensare quello che vuole (senza costrutto).
...forse Berlusconi ha vinto quando ci ha convinto che gli italiani stessero al centro, e che per raggiungerli avremmo dovuto rinunciare alle nostre parole difficili, tecniche, espressive. E mentre ci autocensuravamo alla ricerca del fantomatico Centro lui operava nel senso opposto, prosperando ai bordi, riuscendo nell'impossibile impresa di conciliare gli estremi, nazionalisti e leghisti, imprenditori e disoccupati, cattolici e puttanieri, mescolando barzellette e melodramma – una forza centrifuga che spingeva verso l'esterno, verso l'estremo, schiacciandoci al centro in una morsa. Se invece di seguire i suoi consigli avessimo ragionato sul suo linguaggio, chissà, forse oggi ci sarebbe rimasto qualche elettore in più. O almeno qualche parola in più, che è meglio di niente. (Leonardo
Avessimo ragionato sul suo linguaggio, già. Ma questo ragionamento porta a concludere che il popolo italiano  non ha più una lingua comune dove mamma voglia dire mamma, babbo babbo e troia troia. Come fa, infatti, un popolo a non sentirsi unanimemente preso per il culo ad ascoltare uno che ripronuncia, senza il minimo rossore (non può, il cerone non lo consente), la parola liberale? L'italiano medio è come il tedesco medio dell'ex Germania dell'Est: attende che il muro crolli da solo per far circolare un po' d'aria nelle camere della sua mente.
Infine, un'ultima considerazione sul dialogo tra le parti. Ha senso cercare di dialogare con qualcuno quando c'è un muro nel mezzo che impedisce una corretta comunicazione? In una situazione del genere è insensato sperare si trovino delle persone “arbitro” della contesa, dei pontieri, dei terzisti in grado di far dialogare i berlusconiani e gli antiberlusconiani. Anche perché chiunque si chiami fuori dalla disputa non appare credibile, dacché con Berlusconi non è possibile assumere una posizione di imparzialità. Con tutti i distinguo e le precauzioni del caso, dichiararsi neutrali in questo momento equivale alla stesso tipo di neutralità tiepida ai tempi di Mussolini. O eri con Lui o no. Non c'erano vie di mezzo. Solo, un tempo, se non eri con il Duce rischiavi l'olio di ricino. Adesso usano un altro modo per farti andare in bagno: i videomessaggi ne sono un esempio, con il bifido incorporato.

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