L’emozione era palpabile, ieri sera, nel salone gremito per il “Concerto della memoria”, un’emozione profonda, un’emozione buona che aiuta a dare forma concreta a pensieri e memoria.
Sistemo i fogli sul leggio, do un’ultima occhiata al testo e poi, nella penombra della sala, nel silenzio che cala improvviso cerco dentro di me la forza di un’emozione per poter restituire le parole nella loro forza evocativa, perché non si perdano nell’aria, perché risuonino nelle menti e nei cuori di chi ascolta.
Sento una scarica di adrenalina, le mie mani, aggrappate al leggio, tremano un po’, ma la mia voce esce sicura, profonda poi le parole finiscono, per un attimo la loro eco vibra ancora nell’aria e poi si leva, consolatoria e rassicurante, la musica e l’emozione si stempera, cullata dalla melodia.
Non è facile “fare memoria” senza cadere nell’eccessiva enfasi o nella vuota retorica, bisogna lasciarsi guidare dalle emozioni, senza abbandonarsi troppo ad esse, bisogna permettere alla ragione di rimanere vigile, bisogna permettere ai pensieri di farsi strada sul filo delle emozioni nelle menti spesso distratte o avvezze a cercare di dimenticare.
“Fare memoria” diventa così un modo per conoscere, per capire, per condividere.
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