Venti «lavoranti» ogni giorno in attività sociali
Sappiamo ormai, e questa è la finalità della legge Gozzini, che il carcere, oltre a essere luogo di pena, deve avere per i ristretti la finalità rieducativa. Ma il carcere di Favignana è anche una “casa lavoro” (in Italia sono solo quattro, Favignana è l’unica del Meridione) intesa come misura di sicurezza personale detentiva, prevista dall’art. 216 del codice penale. “Internato” si chiama in gergo chi è stato dichiarato delinquente abituale, professionale o per tendenza, una volta che abbia scontato la pena alla reclusione; l’internamento va da un minimo di un anno a un massimo di quattro. A Favignana su circa cento ristretti, la metà sono internati. La casa di lavoro prevede un’attività lavorativa interna e misure alternative esterne. Dopo la costruzione del nuovo carcere l’attività lavorativa interna si è ridotta, dando spazio a quella esterna. A questo scopo, grazie ai contributi forniti dall’amministrazione comunale che si è sempre dimostrata sensibile, ma anche, dice Eugenio De Martino, responsabile dell’area educativa, «a tutti i cittadini favignanesi che dimostrano di credere nei valori della solidarietà e nel recupero sociale», si sono potuti realizzare gli attuali quattro progetti che vedono uscire ogni mattina circa venti “lavoranti” (sono cifre rilevanti) in art. 21 (legge Gozzini); essi svolgono attività di reinserimento produttivo, sociale e culturale presso l’isola. Il primo progetto, realizzato con il Comune e la scuola, interessa sei/otto detenuti che eseguono lavori di pulizia, diserbaggio, facchinaggio con gli operatori comunali, mentre nella scuola eseguono essenzialmente lavori di giardinaggio e di piccola manutenzione. Il progetto con Enti di formazione, interessa dieci detenuti che vanno presso ristorazioni dell’isola per compiervi 280 ore di esperienza lavorativa; questo è il secondo anno e l’esperienza del primo è stata molto positiva; tale iniziativa durerà per tutto il periodo estivo. Il terzo progetto interessa quattro detenuti. Ogni mattina essi si recano a Palazzo Florio, dove gestiscono la mostra/mercato del piccolo artigianato, ovvero lavori in legno, carta e ceramica che, in tutto l’anno, hanno realizzato presso la sala artigianale dell’Istituto, grazie anche a un corso di artigianato artistico svoltosi in primavera e ancora in atto. L’ultima pianificazione riguarda la costruzione di un modello di Trireme Romana, di quasi due metri di lunghezza; il progetto, promosso dall’Associazione Vela Latina di Trapani, da Docenti e Laureati dell’Università di Bologna, dalla “Soprintendenza del Mare” di Trapani, dal Comune di Favignana e dall’Azienda Vinicola “Caruso e Minini” di Marsala, vede la presenza, quasi quotidiana, di un detenuto presso la falegnameria di Favignana; il modello è costruito con la supervisione scientifica di docenti e allievi universitari e del maestro ebanista Battista Balistreri e per un certo lasso di tempo, una volta ultimato, sarà esposto nei locali dell’ex stabilimento Florio..
È importante rilevare come i progetti si svolgono sotto la dinamica direzione di Paolo Malato, la gestione del Comandante Gesuela Pullara, l’abnegazione e il sacrificio di tutti gli operatori penitenziari (educatori e agenti di Polizia Penitenziaria) che svolgono un essenziale ruolo di vigilanza e di sicurezza (in questo caso molto attento) ma, anche, di supporto rivolto al recupero di chi, pur avendo sbagliato, vuole reinserirsi positivamente nel tessuto sociale.
SALVATORE AGUECI
(Pubblicato sul quotidiano “La Sicilia” del 28/07/2013 a pag. 29 e 30)