Il Victoria and Albert Museum è un museo in continua evoluzione. Il Future Plan, il progetto di rinnovamento sistematico del museo di South Kensington, ha visto negli ultimi 10 anni la riapertura dell’Islamic Gallery, del nuovo giardino (con quella che nel giro di settimane dall’apertura è diventata la piscina della zona), il ristorante, con la restituzione al loro ruolo originale di quei capolavori Arts and Crafts che sono le Morris, Gamble e Poynter Rooms; eppoi il negozio, la sala dell’architettura, la Furniture Gallery, dedicata alla storia dei mobili; la Weston Cast Court, la sala delle copie in gesso italiane, oltre naturalmente ai mastodontici progetti durati anni delle gallerie delle Ceramiche e del Medioevo e Rinascimento. Ultimo fiore all’occhiello di un sempre mutabile museo, le nuove sale dedicate all’arte europea del XVII e XVIII secolo, aperte nel Dicembre 2015.
Le ricordo quando erano ancora note come Jones Collection, dal nome dell’uomo d’affari John Jones che nel 1882 lasciò la sua grande collezione di arti decorative e al Museo ‘per il bene della nazione‘: erano buie e claustrofobiche e spente, con le finestre coperte e i soffitti abbassati, secondo la moda degli anni Settanta che voleva nascosto alla vista ogni elemento – anche solo remotamente originale – dell’architettura vittoriana. Odiavo lavorarci: la luce era cosi bassa che non riuscivo a leggere le etichette esplicative. Fortunatamente la moda è cambiata e la struttura originale del bellissimo edificio edoardiano di Sir Aston Webb è stata riportata alla luce. Il risultato sono sale ampie e dai soffitti alti, in cui luce e aria circolano liberamente.
E sono magnifiche. Il percorso espositivo si srotola in ordine cronologico e ci accompagna dalla Roma Barocca di Borromini e Bernini, il cui magnifico Nettuno e Tritone accoglie i visitatori con la grandiosità tipica del nostro compatriota, alla Francia Luigi XIV e la Russia di Caterina la Grande, passando dall’Illuminismo, la Rivoluzione Francese, Napoleone e Waterloo.
Bedroom cabinet, left, covered in intricate flower patterns and veneered with ivory and tortoiseshell, attributed to Pierre Gole (1620-1684); and, right, a nautilus shell cup and case with enamelled gold mounts and featuring dragonflies, made in the Netherlands, c1620
Sono anni cruciali questi, due secoli che hanno cambiato il volto dell’Europa che vedono il nascere e svilupparsi di nuove relazioni politiche e culturali, e la crescita e lo sviluppo di un commercio globale volto a soddisfare nuovi bisogni.
Molte delle cose che al giorno d’oggi diamo per scontate nella nostra vita – il tè , il caffè, la cioccolata, i mobili più confortevoli, i teatri, la moda – persino il concetto di tempo libero, nascono in questo periodo. Il comfort diventa alla portata di tutti e ogni gentiluomo che si rispetti può in questo periodo viaggiare portando con sè il necessario per la toilette.
Personaggi ed eventi che hanno cambiato per sempre il corso della storia (e che sono inspiegabilmente e scandalosamente assenti dal curriculum scolastico britannico) sono stipati in un periodo di tempo relativamente breve.
E in un momento come questo in cui il dibattito sull’ uscita o meno della gran Bretagna dall’Europa è all’ordine del giorno, trovo che queste sale siano particolamente significative per comprendere l’Europa di oggi attraverso la storia dell’Europa di ieri. Non solo infatti si tratta di un grandioso display di magnifici oggetti, ma un potente monito che nessuno stato e’ un’isola – anche se quell’isola e’ la Gran Breatgna. Non quando si parla di una città come Londra.
Lo stesso museo infatti è un microcosmo dell’Europa, dal direttore, il tedesco Martin Roth alla miriade di colleghi sparsi in ogni dipartimento che fanno funzionare la grande macchina del museo e che, come me, provengono da ogni parte del vecchio continente e del mondo. E se i musei di oggi non possono offrire soluzioni pratiche alle spinose questioni politiche attuali, possono comunque fornire alla gente gli strumenti necessari per comprendere e apprezzare le altre culture, celebrarne i trionfi e imparare dalle tragedie.
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