Allora, facciamo il punto delle notizie che arrivano dall’Iran in merito al programma nucleare: l’ultimo report dell’AIEA, diffuso nel mese di febbraio 2013, ha rilevato che:
1- il regime iraniano sta usando il reattore di Teheran (TRR) per testare il carburante necessario per il sito nucleare di Arak;
2- il regime iraniano ha installato altre 2,255 centrifughe IR-1 presso l’impianto nucleare di Natanz, raggiungendo il numero di 12,699 centrifughe installate;
3- il regime iraniano ha installato 180 centrughe nuovo modello IR-2 (più veloci) presso il sito di Natanz,
4- il regime iraniano ha sinora accumulato 167 kg di uranio arricchito al 20% (per costruire un ordigno il regime necessita di 250 kg di uranio al 20%).
La propaganda iraniana ha reagito al nuovo report in maniera veeemente. Saeed Jalili ha dichiarato che “l’Iran ha rispettato tutti gli impegni previsti dal TNP“, mentre l’ex negoziatore nucleare Seyed Hossein Mousavian, scrivendo addirittura su Foreign Policy, ha ricicciato fuori la vecchia storia – inventata – della fatwa sul nucleare emessa da Khamenei, un editto religioso che impedirebbe a Teheran di realizzare la bomba nucleare. Come noto, si tratta semplicemente di una bufala.
A quanto scritto dall’AIEA va aggiunto quanto pubblicato in questi giorni dalla stampa inglese: secondo il Telegraph, infatti, non soltanto la Repubblica Islamica lavora attivamente alla costruzione di una bomba atomica per mezzo dell’arricchimento dell’uranio ma, in questi giorni, avrebbe anche attivato segretamente l’impianto di Arak. Questo impianto preoccupa notevolmente la Comunità Internazionale perchè potrebbe portare Teheran ad acquisire una bomba nucleare al Plutonio. Si ricordi cheche, anche se Arak è un impianto ufficialmente dichiarato dal regime iraniano, agli ispettori internazionali non è stato concesso l’acccesso all’impianto nucleare dall’Agosto del 2011…
Il processo per la realizzazione di una bomba nucleare al Plutonio, se possibile, è addirittura più semplice rispetto a quello per la costruzione della bomba prodotta per mezzo dell’arricchimento dell’isotopo di uranio 235: nel caso del Plutonio, infatti, basta usare l’Uranio 238 altamente presente in natura e arricchirlo solamente all’ 1-1,5%. Esponendo l’uranio 238 ad un flusso di neutroni, quindi, avviene per reazione chimica (che qui ovviamente stiamo semplificando) e la trasformazione in Plutonio 239, elemento chimico non presente in natura utilizzabile a fini militari.
Rifacendoci a quanto scritto e diffuso dal Telegraph, dal sito di Arak si vede una colonna di vapore, segno evidente che il regime iraniano ha attivato l’impianto nucleare, nonostante le smentite ufficiali. L’attivazione dell’impianto è il primo passo per la produzione di acqua pesante, necessaria per controllare la reazione all’interno del reattore. Il secondo passo, quindi, è usare l’acqua pesante per alimentare il reattore IR-40, mentre l’ultimo passo è l’estrazione delle aste di plutonio per riprocessare al fine di costruire una bomba atomica.
Un’indiretta conferma dell’attivazione dell’impianto viene anche dal settore militare: Teheran, infatti, avrebbe installato 15 batterie di missili antiaerei intorno all’impianto di Arak e altre tre batterie di antimissili antiaerei intorno a tutti gli altri impianti nucleari presenti in Iran. Un chiaro segno della sensibilità di questi siti e della presenza di una attività chiaramente relativa alla sicurezza nazionale.
La costruzione di una bomba nucleare basata sul Plutonio è sicuramente un lungo percorso che richiede un’importante conoscenza tecnologica. Teheran ha, probabilmente, raggiunto il primo step, ovvero la produzione di acqua pesante per il reattore IR-40. D’altro canto, però, ancora una volta potrebbe trattarsi di una strada facile da seguire, soprattutto considerando l’apporto esterno di cui la Repubblica Islamica si potrebbe valere: i due primi esperimenti nucleari della Corea del Nord, infatti, erano basati su bombe nucleari al Plutonio. Come noto Teheran e Pyongyang sono stretti alleati (a tal proposito si legga il nostro report: “Corea del Nord-Iran:l’amicizia col botto“) e il rischio di una ennesima proliferazione è davvero altissimo.