Internet è un universo parallelo, magico, coinvolgente e pieno di contraddizioni.
Leggendo le notizie quotidiane mi rendo conto che da un lato ha dato un notevole impulso nella lotta alla criminalità: una volta era più facile che un crimine, come la sparizione di una ragazzina, venisse archiviato come caso irrisolto. Oggi, grazie anche all’interesse dell’opinione pubblica, manifestato soprattutto attraverso il Web, esiste una maggiore mobilitazione degli inquirenti nel tentativo di risolvere i casi.
Una volta se spariva un’adolescente si pensava semplicemente ad una fuga e spesso il caso veniva abbandonato. Oggi il Web smuove le coscienze e costringe a non archiviare i casi irrisolti.
Dall’altro lato, però, le persone sono sempre più schiave del Web, talvolta completamente succubi, e la diffusione di false notizie, falsi miti e false credenze è sempre più all’ordine del giorno.
In particolar modo mi ha colpita la notizia (sempre che sia vera) delle 38 famiglie italiane che vivono blindate nella fortezza di una località Maya dello Yucatan in attesa dell’apocalisse che, secondo il calendario Maya, sarebbe ormai imminente.
La fine del mondo è un argomento al quale il Web si è dimostrato particolarmente sensibile, e c’è sempre qualche pazzo, o associazione di pazzi, che se ne approfitta e riesce a fare il lavaggio del cervello alle persone: in questo caso convincendo un gruppo a rinchiudersi all’interno di ville fortificate, con porte e finestre a prova di esplosivo, rifugi e tunnel sotterranei, in attesa della fine del mondo.
Dai ragazzi, uscite, che Sanremo è finito