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Notorious, l’amante perduta

Creato il 29 agosto 2015 da Unostudioingiallo @1StudioInGiallo

Ingrid Bergman nacque a Stoccolma il 29 agosto di cent’anni fa e il 29 agosto del 1982, sessantasette anni dopo, morì.

Notorious, l’amante perduta

Quarta più grande attrice della storia del cinema secondo l’American Film Institute, la Bergman conquistò tre Oscar – come miglior attrice protagonista per il thriller Angoscia (nel 1945) e Anastasia (nel 1957) e come attrice non protagonista per Assassinio sull’Orient Express (ricordate l’ipersensibile missionaria svedese devota a San Cristoforo?) – e il cuore di milioni di cinefili in tutto il mondo.

Interprete cara al Maestro del Brivido – recitò in Io ti salverò (Spellbound, 1945), Notorious, l’amante perduta (Notorious, 1946) e Il peccato di Lady Considine (Under Capricorn, 1949) – la ricordiamo oggi “rivedendo” insieme a voi la pellicola che François Truffaut definì “la quintessenza di Hitchcock”:

Contiene poche scene ed è di una purezza magnifica; è un modello di come dovrebbe essere costruita una sceneggiatura. In questo film Hitchcock è riuscito a ottenere il massimo degli effetti col minimo di elementi

F. Truffaut: Il cinema secondo Hitchcock, Il Saggiatore, 2009.

Spy story ad alta tensione liberamente tratta da un racconto di John Taintor Foote del 1921, Notorious è anche, e forse soprattutto, una tormentata storia d’amore (il classico triangolo, per giunta: Sebastian ama Alicia, ma Alicia ama Devlin… e come darle torto, trattandosi di un enigmatico e assai fascinoso Cary Grant?) e una riflessione sulla natura potenzialmente terrorizzante di ciò che consideriamo banale e familiare.

Cary Grant & Ingrid BergmanCary Grant e Ingrid Bergman in una scena del film.

“L’aspetto più interessante di Notorious”, scrive Pascal Bonitzer nell’articolo di commento intitolato “Il trentanovesimo film di Alfred”, “non è lo spionaggio di cui tutti, a cominciare da Hitchcock, si infischiano, ma l’ipocrisia, la dissimulazione, la sfaldatura e la perversione comportati dallo spionaggio”.

Nulla è quel che sembra, a ben guardare (la porta di una cantina chiusa a chiave, bottiglie di vino che contengono in realtà sabbia d’uranio, spie dalla doppia faccia e una genitrice diabolica che non teme il confronto con la terribile Mrs Bates!), e anche un oggetto noto e, per l’appunto, familiare può presentare all’improvviso un volto sconosciuto e regalarci qualche momento di vero terrore.


Archiviato in:Cinema, Rubriche, Spy Tagged: Cary Grant, François Truffaut, Il Club dei 39, Ingrid Bergman, John Taintor Foote, Sir Alfred Hitchcock

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