Un governo locale democratico non può assistere rassegnato alla divisione tra i cittadini in ragione del censo. E’ a tutti noto che nella nostra città ci sono sacche di povertà che soffrono per la mancanza di servizi. Questa situazione accentua la differenza tra i ricchi e i poveri. Tale divisione, se togliamo le vetrine e i centri commerciali, tende ad aggravarsi. E’ urgente invertire la rotta. Per noi l’uguaglianza resta un valore da perseguire. E’ uno dei contenuti più forti di un governo locale, che si dica democratico. L’abbandono del tema dell’uguaglianza, nemmeno più menzionata nei programmi, è una delle cose più squallide e tristi dei nostri tempi. L’omologazione consumistica, apponendo il suo stampiglio sulla nostra coscienza, ci ha tutti livellati. < In ogni paese del mondo, un’enorme tribù di burocrati di partito e di leccati professorini si dà molto da fare per provare che non significa niente l’idea di uguaglianza >. (G. Orwell). L’uguaglianza si sostanzia politicamente nella commensalità, che vuol dire impegnarsi a tutti i livelli, da quello del prelievo fiscale a quello educativo, per abbassare le colline della ricchezza e ricolmare le valli della miseria ovunque si trovino. Uno di noi, durante la <notte bianca> è andato a far visita ad un’ammalata ricoverata nel reparto di neurochirurgia di uno dei più grande ospedali romani. Si è trovato in un grosso camerone con otto letti di malati anziani affetti da gravi patologie dell’invecchiamento. Maschi e femmine erano insieme, con cateteri e sacchi urinari da tutte le parti. Il nostro amico ha chiesto di poter parlare con un medico, ma gli è stato risposto che il medico era assente.
La presenza umana e politica di colui che presiede al governo della città tra i deboli, anche se si tratta di assentarsi dalla “notte bianca”, non è un optional. La sua presenza è un dovere, è come il “grido” che fa tremare la città, è un segno che l’umano diventa politico, è trasmissione del messaggio che non esistono amori che galleggiano su tutte le situazioni contraddittorie tra di loro, che credono di poter fare i neutrali. L’amore si schiera, è partigiano, privilegia l’uno e non l’altro. E’ intollerabile che nella nostra città ci siano ospedali convenzionati, e ripetiamo, convenzionati, che riservino ai malati spazi e trattamenti particolari dietro compensi aggiuntivi. E’ troppo se chiediamo che sulle convenzioni venga esercitato un controllo che non discrimini i cittadini? L’incontro con l’indigente non è solo l’incontro con un bisogno da soddisfare, ma l’incontro con una proposta di vita nuova in cui facciamo nostra l’angoscia dell’altro. Noi non riusciamo a comprendere come colui che, eletto al governo della città, riesca a mettere insieme una serata “mondana” e un bambino africano che muore di fame. Non riusciamo a comprendere come egli possa mettere insieme il matrimonio di un calciatore miliardario e un operaio in nero schiacciato sotto una lastra di marmo. La memoria della nostra esperienza all’Acquedotto Felice non ce lo permetterebbe. Noi, invece, pensiamo a un governo della città che inquieti le coscienze, che non si dia pace fin quando uno solo dei suoi cittadini viene trattato in ospedale da insolvente. Antonio Gramsci parlava di “sdilinquimenti” e “abbracciamenti generali”. Noi pensiamo che il ruolo di sindaco debba essere interpretato alla luce del principio di don Lorenzo Milani, del “non fare parti uguali tra disuguali”, perché l’apparente neutralità è tutta a vantaggio degli avvantaggiati. Che tipo di messaggio dovrebbe inviare il “magister” ai più deboli, ai giovani? “Che dunque il legislatore debba preoccuparsi dell’educazione dei giovani nessuno può dubitarne; in realtà è quello che, negletto in una polis, ne rovina la costituzione…”. (Aristotele). E dai ragazzi vengono su quelli che parteciperanno alla vita politica… “Ecco perché chi comanda deve possedere la virtù morale nella sua completezza”. (Aristotele).
In questa prospettiva mettere insieme chi è nudo e chi fa pubblicità alla biancheria intima, chi soffre per malattie da fame e chi si ipernutre, chi vive di pensioni minime e chi naviga con salari da maragià, è venir meno al proprio ruolo. Se l’incontro del governo locale con i miseri non ha questa progettualità egualitaria la nostra partecipazione e impegno sono solo voyeurismo assistenziale e non preludono alla giustizia. E un aiuto nel senso della chiarezza può venirci dalle religioni e da tutti quei cittadini sensibili della società civile, che potrebbero giocare nel cantiere il loro ruolo di profezia e di saggezza, senza appiattirsi sul potere e su umilianti privilegi. -Non vogliamo tacere, da Walter Ego, gli anni del principato romano, Liberazione 2007- .
FESTA DI SAN NICOLA
Ha! Finalmente musica e canzoni
che bellezza e quale gioia
nei volti logorati dagli anni
e in quelli devastati dai malanni.
La Casa di Riposo
non più monotona attesa
ma vera da ballo sala
esprimeva spontanea voglia di vita.
E chi con difficoltà camminava
oggi addirittura ballava,
chi male respirava cantava,
chi era dimenticato, dimentico esisteva.
-Renzo Mazzetti-
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