E’ notte. Ti scrivo adesso perché spero tu stia dormendo e non legga. O forse spero tu sia sveglia, da sola sotto le coperte, coi tuoi ultimi pensieri sulla giornata o su questa vita ancora breve ma così intensa che sembra iniziata dieci anni prima. O spero tu sia in compagnia e ti distragga o che lui legga. Vorrei dirti che sono ubriaco, ché quando si inizia così ci sentiamo giustificati e possiamo dire tutto perché non lo pensiamo e vogliamo solo che l’altro resti incastrato nei nostri pensieri contorti. Ti dico questo: anche se fossi stato sbronzo, questo sarebbe stato un momento di lucidità. Non il più fine, sa di alcool. Sincero. Per poi dirti di ignorarlo, e non perdonertelo mai e non perdonandomi per averti detto di farlo. C’è che ti scrivo, è notte, e sai bene che la notte è il mio momento migliore. E nel mio momento migliore sto scrivendo a te. E credo ti basti sapere questo. Quello che volevo dirti non lo so, ma so che te l’ho detto. Di più equivale a straparlare.
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