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Notti rosso sangue

Creato il 07 ottobre 2011 da Rudiexperience @rudiexperience

Song: Johhy Cash – Hurt ( Link )

Notti rosso sangue
Iris rincasò, aveva trascorso la notte fuori casa, con amici. Chiuse la porta alle sue spalle, posò le chiavi sul tavolo, la borsa sul divano nel corridoio che portava verso la stanza da letto e, con passo lento e stanco, entrò. Il letto disfatto, i cuscini per terra, la finestra spalancata e la porta dell’armadio aperta con i vecchi scatoloni svuotati. La vide in terra – gli occhi chiusi, svestita di tutto, seduta, con la schiena appoggiata al letto e la testa scostata sulla destra. Lo sguardo perso nel vuoto, gli occhi lucidi pieni di lacrime e i polsi ancora sgorganti di sangue. Il parquet era di un rosso scuro, bordeaux. Era Sally, il suo sangue.

Prese aria ed interruppe il respiro, si portò le mani alla bocca per strozzare un urlo ed iniziò a piangere. Si accostò alla porta e, con la schiena congiunta, pian piano scese in terra. In posizione supina accanto a Sally la guardava sbigottita. Posò le dita sulla carotide e percepì l’assenza di battito cardiaco. Oramai non c’era più nulla da fare. Era arrivata troppo tardi. Alzò gli occhi verso il comò e prese il cellulare di Sally – 911.

“Comando di polizia, mi dica…”

“E’ morta… sul pavimento”

“Chi signora?”

“Sally, Sally Wilman… 555 di Edinson Boulevard… fate presto”

“Mandiamo subito una pattuglia e l’ambulanza”

Iris depose il cellulare in terra e con lo sguardo ammutolito verso la compagna iniziò a riflettere su cosa fosse accaduto. Un incontro finito in tragedia, ricordi passati, o forse altro. Non conosceva le cause, non ancora. Pensava che Sally fosse uscita da quel baratro anni fa.

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Iris e Sally erano compagne da molti anni. Si conobbero al tempo delle scuole medie. Il padre violento di Sally l’aveva costretta ad una vita di continue visite psico-terapeutiche. L’unico sfogo che aveva la ragazza era dato da una lama che portava sempre con se, nel portafoglio con quei fiori rosa disegnati dalla madre. Nelle sere più buie, nelle stanze più silenziose della casa, quando il padre, ubriaco di vita e di vino, finiva la sua macabra incombenza sulla figlia, lei si rifugiava nel suo mondo e cacciava via le ferite dell’anima attraverso altre ferite. Il nuovo dolore scacciava via quello vecchio. E così accanto a quelle del padre lasciava i suoi segni ricercando un attimo di sollievo.

Con la madre morta prematuramente in un incidente stradale Sally non ebbe modo di crescere al pari di tutte le altre ragazze. Doveva occuparsi sia della casa, che del padre, che di se stessa. Dovette crescere forzatamente in fretta. Iris scoprì quello che stava accadendo in casa Wilman, e diede un risoluto aiuto alla sua amica. Il padre venne arrestato e le due amiche crebbero insieme scappando via.

Otto anni dopo si ritrovarono in quella stanza a far i conti con le disgrazie del passato.

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In attesa dei soccorsi Iris raccolse nuovamente il cellulare e vide le ultime chiamate. Un numero che non conosceva aveva chiamato Sally due ore prima, ventitre minuti di chiamata. Doveva essere qualcuno che conosceva, o forse pensava di conoscere. La curiosità la spinse a chiamare, a sapere chi c’era dall’altra parte del telefono.

“Che cazzo vuoi ?”

“…”

“Pronto … Sally! Sally parla! … Che vuoi?”

Iris troncò la chiamata. Era una voce che già conosceva ma non le tornava in mente. Socchiuse un attimo gli occhi in riflessione e le tornò immediatamente alla memoria un volto. Si alzò con impellenza, sgusciò nel corridoio e corse verso la cucina. Vide il calendario posando gli occhi sull’odierna giornata – 7 Ottobre 2011. Scostò un attimo gli occhi verso sinistra e distinse sulla giornata precedente un cerchio rosso con una scritta all’interno “Connor”.

“Connor” disse con voce stridula. “Maledetto”.

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Connor Wilman. Era il padre di Sally. Aveva scontato gli otti anni di violenze e maltrattamenti nei confronti della figlia ed era venuto a saldare i conti. Evidentemente già sapeva dove trovarla. Non bastava aver cambiato città. Non bastava saper di aver una figlia che si era rifatta una nuova vita gettando alle spalle il passato. Quella sera compì la vendetta premeditata.

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Iris si lasciò andare in un urlo di sgomento. Appoggiò la testa al muro ed iniziò a battere i pugni sulla parete più forte che poteva. Si sentiva responsabile dell’accaduto. Tornò in camera da letto, la polizia stentava ad arrivare. Si appoggiò all’architrave della porta con lo sguardo rivolto verso Sally. Appariva beata e serena. Ora Iris era consapevole del fatto che Sally era stata appena percossa e brutalmente violentata. Violentata nel corpo, e nell’anima.

A quel punto Iris giunse ad una conclusione sull’accaduto.

Pensò che, probabilmente, Sally non riuscendo a sopportare nuovamente il peso della mano del padre ha voluto provare a disfarsi nuovamente di quelle sensazioni riscoperte. Così, riaprendo i vecchi scatoli, ha ritrovato il suo portafoglio con gli stessi fiori che disegnò la madre anni prima. Ha tirato fuori la lama ed ha iniziato a tagliare. Solo che questa volta le ferite erano troppo profonde.

Sally sorrise alla morte e lei la prese con se.

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Un tonfo alla porta. Entrò la polizia. Ma Sally oramai era con la madre.

RudiExperience


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