Ci sono libri che non si concedono in poche pagine al lettore, ma hanno il dono di svelarsi lentamente, regalando emozioni e insegnamenti riga dopo riga, parola dopo parola. Notturno bizantino di Luigi De Pascalis (La Lepre Edizioni) fa parte di questa rara categoria di romanzi, libri capaci di unire avventura, sentimenti e sapere, storie che sono un viaggio da fare poco a poco per non perdersi i dettagli.
Con un’accuratezza impressionante, Luigi De Pascalis ricostruisce gli ultimi anni dell’impero bizantino e la caduta di Costantinopoli, avvenuta nel 1453 per mano dei Turchi, in un contesto storico caratterizzato dalle divisioni religiose e dalla protezione degli interessi personali. Un quadro che rende il romanzo attualissimo per le analogie con i nostri tempi, in cui una parte dell’umanità continua a rinuciare al convivere civile in nome della religione e degli interessi economici.
La voce narrante di Notturno bizantino è un anziano medico, Luca Pascali, nato a Mistra e vissuto a Costantinopoli, testimone nel corso della sua vita dello splendore e del declino di Bisanzio. Un uomo che, attraverso le vicende personali, dipinge un ritratto nitido non solo delle logiche politiche che hanno condotto allo sfacelo di Costantinopoli e alla diaspora dei suoi migliori filosofi e pensatori, ma anche della vita quotidiana del tempo, narrata con l’abilità di chi ama i particolari ma non perde di vista il ritmo della storia. Ritmo che non sempre è travolgente, ma che permette al lettore di assimiliare nomi, date e lughi che non sempre gli sono famililiari, a meno che non sia molto ferrato sulla storia dell’epoca.
Con uno stile limpido e senza orpelli, Notturno bizantino, la cui splendida copertina è stata disegnata dallo stesso De Pascalis a partire da un foto del monastero della Pantanassa a Mistra, è un libro che coinvolge, insegna, diverte e qualche volta commuove.
Difficile chiedere di più a un romanzo.
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