Magazine Cultura
L’INTERVISTA
La prima cosa che mi ha colpito, non conoscendo Notturno Concertante, è il lungo periodo trascorso dalla pubblicazione del precedente Riscrivere il passato. Che cosa vi è accaduto, musicalmente parlando, nel corso degli ultimi due lustri? Beh, in realtà tra un cd e l’altro abbiamo composto musiche per vari cortometraggi e film. Vorrei ricordare in particolare i brani per il corto di Giorgio Diritti Con i miei occhi, ma abbiamo fatto qualcosa anche per Rai1, Canale 5 e svariate altre colonne sonore. Credo, tra l’altro, che le sonorizzazioni siano il futuro della nostra attività musicale. Per quel che mi riguarda ho registrato due cd di chitarra classica (My favourite e AMELIA and other favourites rispettivamente nel 2004 e nel 2009). Abbiamo tenuto qua e là dei concerti e varie esibizioni acustiche nel corso di presentazioni di libri o dischi. Inoltre abbiamo collaborato al disco di Bernardo Lanzetti, Gigi Cavalli Cocchi e Cristiano Roversi. Quindi non è stato certo un periodo di completa inattività. La musica che proponete mi pare di livello superiore, capace di superare generi ed etichette. Che cosa vi soddisfa maggiormente dell’unione di otto elementi, tra l’altro, di questi tempi, non facilmente collocabili in situazioni live? Grazie! L’idea è proprio quella di creare una sorta di cross over tra vari generi, una contaminazione mirata di varie influenze musicali. Anche per questo Canzoni allo specchio ha avuto una fase di elaborazione particolarmente lunga e complessa. La possibilità di interagire con validi strumentisti ci ha consentito di sviluppare in maniera più articolata le nostre idee, aggiungendo ai temi da noi composti l’estro e la creatività di strumentisti che hanno portato un’aria di novità e freschezza nelle nostre composizioni. I nostri brani sono spesso congegnati come piccole (e semplici) partiture che si incastrano l’una nell’altra e questo è possibile grazie ad un attento lavoro di ricerca in studio e accurate prove per i concerti. Suonare dal vivo in otto, in questo momento, per svariate ragioni che è facile immaginare (budget risicati, problemi nel coordinare le esigenze dei vari componenti del gruppo, ecc.) può essere piuttosto complicato. Ma è pur vero che proprio dal vivo le cose spesso sembrano funzionare meglio grazie ad un approccio leggermente più rockistico e alla versatilità dei musicisti di cui ti dicevo. I vostri brani alternano tracce strumentali a brani con liriche, e la parola non pare l’unico elemento utile al trasferimento dei messaggi. Che tipo di rapporto esiste tra testi e musiche, in fase di creazione? Quasi sempre nasce prima la musica. Il testo è spesso un’aggiunta. In realtà quando scriviamo un brano non ci poniamo preclusioni di sorta. Vediamo come evolve, di volta in volta, la situazione. È come se il pezzo ci guidasse, in un certo senso, a compiere determinate scelte. Spesso qualche brano strumentale è stato poi cantato, difficilmente è accaduto il contrario. Un brano è cantato in lingua inglese e ogni song è presentata sul book in doppia lingua. Sono solo esigenze di mercato o la lingua di Albione si dimostra particolarmente funzionale ad alcune vostre canzoni? No il mercato non c’entra nella scelta dell’inglese per il testo di The price of experience. Francamente abbiamo cercato sempre la libertà di scegliere in tutta autonomia quel che fare senza condizionamenti di presunti santoni, tanto più adesso visto le condizioni della grande industria discografica. La doppia lingua nel booklet è stata una scelta, invece, concordata con Radici Music perché contiamo di poter avere attenzione alla nostra proposta musicale anche all’estero. La “confezione” che racchiude il CD è davvero bella e, soprattutto, utile. Come nasce la collaborazione con Fabio Mingarelli? Fabio è un mio vecchio compagno di scuola media. L’ho rincontrato dopo svariati anni in una di quelle presentazioni di libri di cui ti dicevo. Abbiamo visto le sue opere e ne siamo rimasti affascinati. In un certo senso la nostra musica si completa con le sue opere (o, se vuoi, può essere vero il contrario). È stato naturale proporgli una collaborazione che speriamo possa continuare anche per il futuro. Magari anche in qualche happening che sottolinei la sinergia pittura/musica. Che tipo di interazione riuscite ad instaurare in fase live con l’audience? È molto importante in questo caso la presenza di un frontman abituato a dialogare e a stimolare il pubblico. Giuseppe Relmi ha proprio queste caratteristiche ed altre qualità. Prima fra tutte quella di fornire un contributo creativo alla nostra musica. Non a caso è lui a firmare assieme a me e ad un altro componente la title track del nostro nuovo cd. Giuseppe, pur essendo giovane, ha una lunga esperienza di concerti in svariate situazioni: per noi è importante la sua disinvoltura dal vivo. La vostra musica prevede l’utilizzo -anche- di strumenti classici. Che tipo di rapporto avete con le nuove tecnologie? La sperimentazione strumentale è qualcosa che fa parte del vostro modo di creare? Cerchiamo di utilizzare sempre strumenti acustici visto che abbiamo la possibilità di collaborare, adesso, con musicisti davvero in gamba. La tecnologia è molto importante soprattutto perché ci offre la libertà di sperimentare senza costrizioni di tempo. Abbiamo un piccolo studio nel quale possiamo smontare e rimontare i pezzi, cercare le soluzioni più disparate, tornare sui nostri passi. In questo senso la tecnologia è un aspetto per noi centrale che consente di esprimerci con libertà e con tempi più rilassati (anche troppo…). Insomma ci aiuta a realizzare meglio le nostre idee musicali. Credo che l’informatica in musica abbia realizzato una rivoluzione copernicana. Qualcosa da cui è difficile prescindere. Il disco è dedicato alla memoria di Antonio D’Alessio, scomparso prematuramente. Non esiste modo migliore per ricordare un amico ma, senza entrare nel personale, cosa vi ha lasciato dal punto di vista strettamente musicale? Antonio era una persona splendida, mite, tollerante, comprensiva. Il suo approccio musicale era, in una parola, versatile. Riusciva a spaziare con gusto tra diversi generi musicali, che è appunto quello che ci proponiamo di fare ancora adesso. Poi è stato grazie a lui che abbiamo potuto conoscere altri musicisti poi entrati a far parte in pianta stabile del gruppo. Che giudizio potete dare dell’attuale stato della musica, riferendovi a potenziali talenti in circolazione? In giro c’è molta musica interessante ma che devi andare a cercare col lanternino perché l’industria discografica (o quel che ne resta…) punta su proposte che possano produrre forti guadagni in tempi brevi. Una strategia miope e suicida che ha determinato una desertificazione culturale che è sotto gli occhi di tutti. E che paradossalmente ha portato a un drastico calo di vendite, di cui il download illegale tramite internet è solo un aspetto, tutto sommato, marginale.
Cose c’è nel vostro libro dei sogni alla voce “da realizzare al più presto? Personalmente un bel cd strumentale che scali le classifiche americane. Tanto sognare non costa niente.
Note dal sito ufficiale Il Notturno Concertante ha al suo attivo sei cd (The Hiding Place pubblicato originariamente dall’etichetta francese Musea nel 1989 e ristampato su cd dalla Mellow Records tre anni dopo, Erewhon edito nel 1993, News From Nowhere pubblicato nello stesso anno, The Glass Tear realizzato nel 1994) Riscrivere Il Passato (2002), Canzoni allo specchio (2012). Da segnalare la pubblicazione del brano ”Nocturne” nell’ambito di una compilation europea (Double Exposure). A tale compilation ha partecipato, fra gli altri, anche l’ex chitarrista dei Genesis Anthony Phillips. Inoltre hanno collaborato con Tony Pagliuca (storico tastierista delle Orme),e con il poeta bolognese Stefano Benni. Il gruppo si è esibito dal vivo in varie città italiane (Firenze, Roma, Napoli, Benevento, Torino, Milano), e in prestigiosi festival e teatri. Nel corso degli anni la band ha ottenuto numerosi passaggi radiofonici, articoli e interviste sulla stampa specializzata italiana ed estera. I componenti storici del Notturno Concertante sono Raffaele Villanova cantante e chitarrista e Lucio Lazzaruolo chitarre e tastiere, ma da anni si avvalgono della partecipazione fissa, in studio e live di svariati collaboratori.
Dal 1994 Lucio Lazzaruolo e Raffaele Villanova compongono musiche che sono utilizzate da Rai International nei documentari della serie Radici (in onda su Raisat), da Raiuno (per la P.T. Productions) e da Canale 5 (La clinica degli animali). Inoltre hanno composto parte della colonna sonora del film “Natale rubato”con Patrizio Rispo. Informazioni:
Notturno Concertante:
http://www.notturnoconcertante.it
Chromazone Club:
http://www.chromazone.it
Ufficio stampa Synpress44:
http://www.synpress44.com
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