Interno giorno.
Establishing shot: femmina, ventiequalcosa, vegetante davanti ad uno schermo esteso quanto una sala cinematografica.
Nelle cuffie, inspiegabilmente, questo.
Nonostante sia sabato, è riuscita ad uscire di casa indossando camicia, pullover e tacchi. Si è persino messa il rossetto.
Nonostante l’apparenza, ha già bevuto due caffè, mangiato una barretta energetica e assunto un concentrato di minerali e vitamine. Pensa se non l’avesse fatto.
Purtroppo, la scelta di utilizzare come sfondo del desktop una gigantesca peonia color malva non contribuisce alla concentrazione. E dire che l’ha scelta appena ieri, allo scopo di rallegrarsi le giornate.
Purtroppo, l’ufficio è semivuoto (perché a parte lei, tutti hanno qualche compito utile da portare a termine, nda).
Sfortunatamente, il gigantesco compito che avrebbe dovuto portare a termine oggi si è arenato per ragioni squisitamente tecniche (disco esterno danneggiato anyone?).
Poco male pensa lei, in questo modo avrò il tempo di stalkare cercare di capire come sta andando la trasferta intercontinentale della crew che non mi caga da almeno due giorni.
E magari di farmi partire un embolo nel vedere le mise scelte a cazzo di cane apportando leggere, insignificanti modifiche alle indicazioni date.
In tutto questo, tutte le applicazioni di messaggistica istantanea installate sul suo telefono hanno crashato, portandola ad usare gli SMS come se fosse al primo anno di liceo e facendole avere uno strano déja-vu: sta scrivendo su WordPress o sugli MSN Spaces?
Ah, gli Spaces. E Splinder. Tutti scomparsi, perduti nell’etere con pezzi di storie, foto, sticker glitterati e rotanti da Studio 54.
Intorno tutti corrono, la scala metallica vibra come all’arrivo del T-Rex in Jurassic Park, sarebbe carino riguardare Jurassic Park ma insomma, sono solo le 11 ma un altro caffè non può far male.
FINE
Come avrei voluto uscire di casa stamattina