di Giuseppe Aurelio Lauria
Edizione anastatica con trascrizione di
Nella Pane e Maria Nives Reale
Con-fine Edizioni pagine 148 € 10,00
isbn 9788896427491
Illustrazioni di
del pittore Vincenzo Stinga
I proventi del libro saranno devoluti alla
"Casa famiglia Miriam" di Meta
La vicenda raccontata in questo romanzo si svolge a Meta,piccola cittadina della Penisola Sorrentina, nei primi anni dell'Ottocento.Il protagonista della novella è un giovane e intraprendente capitano Luigi Balsamo Castellano. Il ragazzo, rimasto orfano di madre ,la bella Maria Castellano, figlia di un ricco e avido proprietario terriero di Piano di Sorrento,viene affidato alle cure prima della vecchia tata amica della madre, poi a quelle del parroco della Chiesa di Santa Maria del Lauro, don Giovanni De Angelis, uomo rispettato da tutti e, in gioventù, segretamente innamorato della bella Maria. Luigi Balsamo Castellano ebbe un pessimo rapporto con il padre,Andrea Balsamo, uomo volgare, dedito al gioco e all'abuso di alcol, imposto come marito,tempo addietro,alla giovane Maria dall'insensibile padre padrone, Mariano Castellano.
Giuseppe Aurelio Lauria
Fu quindi l'amicizia con il prete a rivelarsi determinante nella crescita morale e intellettuale del ragazzo che, dopo appassionati studi dedicati all'apprendimento dell'arte marinaresca e della navigazione, con coraggio e incoscienza giovanile, riuscì a strappare ad alcuni armatori metesi l'ingaggio come comandante del "Bel Narciso" un veliero costruito e varato nelle acque della marina di Alimuri . I primi viaggi intrapresi dal giovane capitano nel Mediterraneo dimostrarono tutto il suo talento supportato, quando l'inesperienza si fece sentire, dal prezioso contributo di un anziano marinaio Michele D'Avanzo che,sulla nave,con acuti consigli e ferma autorità,si rivelò degno sostituto dell'amatissimo don Giovanni De Angelis. Finalmente dopo alcuni anni di navigazione giunse per Luigi Balsamo Castellano la grande occasione, un viaggio transoceanico fino a Rio de Janeiro, dove avrebbe potuto caricare coloniali ed altre merci preziose che, una volta consegnate in patria, avrebbero fruttato soldi e benessere per tutti: armatori e marinai.Purtroppo dopo alcuni mesi dalla partenza del "Bel Narciso" dal porto di Livorno, una lettera drammatica giunse al parroco, in essa si annunciava la tragica scomparsa del veliero. Il Bel Narciso non era mai giunto a Rio de Janeiro. L'intera comunità, nell'apprendere tale notizia,cadde nella più cupa disperazione. Tutte le speranze erano perse? I marittimi erano stati inghiottiti da qualche tempesta tropicale? Voci malevole cominciarono a serpeggiare fra gli armatori, era dunque stato un azzardo affidarsi ad un capitano così giovane? Chiaramente non svelerò il finale del libro per non rovinarvi il gusto di leggerlo. Voglio però sottolineare quanto interessante la sua lettura possa rivelarsi dal punto di vista storico, perchè avrete un quadro ben delineato della società meridionale di inizio secolo, dal punto di vista psicologico ci sono diversi spunti sul rapporto padre figlio quanto mai attuali oggi alla luce del successo riportato da saggi come quello di Luigi Zoja "il gesto di Ettore" o quello di Massimo Recalcati "il complesso di Telemaco". Lo stile narrativo mi ha ricordato Francesco Mastriani e soprattutto Joseph Conrad perchè in contrasto con quell'aria di cupio dissolvi che spesso aleggia nelle pagine della vicenda narrata, la fiducia nelle forze dell'uomo non viene mai meno, quest'espressione non è mia ma del grande Italo Calvino che l'adoperò in un'introduzione a "Il negro del Narciso"(L'Unità agosto 1954),io l'ho presa in prestito perchè riassume egregiamente il nocciolo anche di questo di romanzo.di Luigi De Rosa
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