Recensione
Quarti di vino e mezze verità e La locanda del giallo sono due piacevoli racconti lunghi da leggere più per la fantasia e l’umorismo di Gaia Conventi che per le indagini relative ai casi di omicidio intorno a cui si dipanano queste storie.
In Quarti di vino e mezze verità si parte da lontano e precisamente al tempo di Niccolò Terzo d’Este marchese di Ferrara. Siamo quindi intorno al 1400 e la grande fama di cui gode Niccolò, a parte l’aver mandato a morte il figlio Ugo e la moglie Laura Malatesta detta Parisina, colti in flagrante adulterio –tragedia che ispirò Byron, Leopardi e D’Annunzio e fu musicata da Donizetti-, è dovuta al numero delle sue amanti. Se ne contavano circa 800, ma la cosa non deve stupire perché anche ai nostri giorni c’è qualche personaggio politico altrettanto famoso per lo stesso motivo, a conferma che la storia spesso si ripete.
Fra i concittadini di Niccolò girava anche il detto “di qua e di là del Po son tutti figli di Niccolò” perché la prole illegittima nata dalle relazioni adulterine era numerosissima. Fra i figli illegittimi Gaia Conventi pone Leonetto, personaggio di fantasia ma non per questo meno realistico che, non potendo aspirare al potere in quanto ultimo dei quattro figli che Niccolò aveva avuto dalla più famosa delle sue amanti riconosciute, Stella de’ Tolomei, era stato indirizzato alla vita ecclesiastica. Leonetto, nonostante non avesse l’indole per dedicarsi alle opere di carità, era riuscito tuttavia a farsi un nome in una attività per così dire di nicchia, prima che la stessa non venisse soppiantata dal progresso con la diffusione della ghigliottina. Il luogo dove operava -e insegnava a farlo ai suoi discepoli- era la Pieve della Buona Morte che domina la cittadina di Arginario Po, altro nome di fantasia.
Da questi presupposti si diparte il racconto lungo che si legge volentieri per lo spirito dell’autrice. La soluzione del “giallo” in sé è abbastanza marginale e la piccola incongruenza della “tonaca” sottratta alla vittima, ma trovatale poi addosso, non inficia la validità del racconto.
Più scorrevole e altrettanto piacevole, se non di più per umorismo, è il secondo racconto dal titolo La locanda del giallo, che si svolge durante un immaginario festival letterario ad Arginario Po per la premiazione di alcuni autori di romanzi polizieschi. Particolarmente brillante la caratterizzazione dei personaggi, dall’acida lady Iduccia all’avvenente Ludmilla Fox, dal decadente Astigiulfo Giuffré all’astro nascente della letteratura gialla Mariolino Millusi, dall'avido locandiere Onesto Giusti alla cuoca Norma Letizia. Il festival sarebbe già stato abolito, se non avesse potuto contare sulle sovvenzioni del Comune di Arginario Po e dalla nobile famiglia del conte Cucchi, già amante di lady Iduccia, ma che si avvia alla fine dei suoi anni. Quando viene rinvenuto il corpo della vittima, dopo un iniziale cordoglio, tutti gioiscono per la pubblicità che può derivare al festival, quale occasione di rilancio della manifestazione ormai languente, e per la notorietà di cui potrebbero godere gli autori che fossero in grado di arrivare alla soluzione del caso.
Lo stile è piacevole ed il ritmo sostenuto. Gaia Conventi non solo è brava come scrittrice ma è anche dotata di un'arguta vena umoristica. Inoltre è capace di non prendersi troppo sul serio, cosa altamente apprezzabile negli scrittori, categoria che pecca in genere di presunzione. Insomma, è una di quelle persone che ispirano simpatia, pur non conoscendola se non attraverso le sue opere.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Novelle col morto
- Autore: Gaia Conventi
- Editore: Betelgeuse
- Data di Pubblicazione: 2014
- Collana: Orion
- ISBN-13: 9788863490381
- Pagine: 275
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 14,00