E questo post mi sta particolarmente a cuore perchè reputo colui che mi accingo a celebrare, come il più alto depositario vivente della Toscanità, quella con la T maiuscola.
Eh si perchè dopo la scomparsa di Monicelli, tra un Benigni ormai edulcorato, lontano parente di quello che urlava "l'inno del corpo sciolto", un Carlo Monni sopraffatto dal suo maledettismo, fra promesse mai mantenute come Ceccherini e incolori arrivisti mainstream della stirpe Conti-Pieraccioni-Panariello, l'unico baluardo di integrità dell'ex Granducato rimane:
Novellantonio Novelli
e qui sono necessari almeno due spazi per gli applausi.
Straordinario caratterista nativo di Poggibonsi, l'ottantunenne attore impersonifica in modo magnificamente virtuoso tutti i tratti salienti dell'essere toscano:
La battuta sarcastica sempre sulla punta della lingua, la proverbiale avversione per le luci della ribalta e quella scontrosità melancolica della quale le sue leggendarie occhiaie sono la più efficace rappresentazione mai apparsa sulla faccia della Terra.
A conferma di ciò basta segnalare il fatto che imitatori di "borse" quali Benicio del Toro godono di successi ben superiori a quelli del suo ispiratore, esattamente come ai loro tempi figure di epocali innovatori made in Tuscany del calibro di Leonardo da Vinci o Fibonacci non furono riconosciute istantaneamente tali, ma riuscirono solo col passare del tempo ad iscriversi indelebilmente nella storia.
Le geniali comparsate di Novello Novelli nella nouvelle vague anni'80 del cinema toscano rimangono momenti di comicità inarrivabile, genuina e incompromissoria, che forse non arriveranno del tutto solo a quelli che non sono avvezzi all'accento, poveri sfortunati che possono comunque farsi bastare la sua voce sguaiata e la sua maschera burbera, che in ogni caso riesce a far ridere molto di più di un veejay livornese con gli occhi azzurri...