La contabilità dei numeri dice che Rai 1 è davvero la prima rete con il 18,5% di share, +0,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Canale 5 si attesta al 16,6%, con un calo dello 0,8%. Terza rete in tutti i sensi Rai 3 (7,3%, calo 0,9%), quindi Italia 1 (7,2%, calo 0,4%) e Rai 2 (6,9%, calo 0,6%). Chiudono la top sette, Rete 4 (4,7%, calo 1,1%) e La7 (4,2%, crescita 0,3%). Rai e Mediaset si possono consolare con il progresso delle reti tematiche (Viale Mazzini è al 5,8%, mentre Cologno Monzese al 7%). Al piccolo schermo mancano invece più di 500 mila spettatori: il totale della platea tv è sceso da 26.640.000 a 26.028.000 (elaborazione Geca Italia su dati Auditel).
Ma i numeri sono fatti di palinsesto, di ore di video, di volti e trasmissioni e nonostante la vulgata comune racconti che il telespettatore sia stanco di programmi che vanno in onda da anni, la realtà dice che alla fine la ripetizione crea assuefazione e dunque vincono i classici: trasversalmente alle reti, i programmi che tengono sono quelli «storici», o che comunque sono in onda da diverse stagioni: Carlo Conti e Tale e quale Show, il terzetto di giudici Zerbi-De Filippi-Scotti con Italia’s Got Talent, Fazio e Che tempo che fa, Blasi più Mammuccari con Le Iene, Santoro e Servizio pubblico. Gli innesti di quest’anno vengono tendenzialmente respinti al mittente: Linea Gialla (2,7% su La7), Radio Belva (2,8% su Rete 4, chiuso), Virus (4,0% su Rai 2) fino ai super flop di Rai 3 (i telefilm The Newsroom e Scandal, sotto il 3%).
In una situazione comunque in lento movimento (verso il basso), al di fuori del prime time, spicca l’erosione di pubblico di Rai 1 nella fascia pomeridiana (-3,3% rispetto al 2012), per l’effetto combinato del tracollo de La Vita in diretta, rispetto all’edizione degli scorsi anni, e del successo di Canale 5 (in particolare grazie alla soap Il segreto), che registra nella fascia pomeridiana un +4,2%.
La parola alla difesa. «Nel nuovo panorama televisivo, non si può non tener conto della crescita delle reti native digitali, la concorrenza è aumentata. Il calo di Rete 4 viene di fatto riassorbito dall’avanzamento di Iris e Top Crime — spiega Giuseppe Feyles, direttore dei tre canali —, sommando lo share, l’ascolto si riallinea al dato di Rete 4 di quattro anni fa. Dopo la stagione della soap e quella dei film (la serie dei Bellissimi, ndr), ora si apre una fase diversa: dobbiamo riposizionarci con nuove produzioni e il nuovo per attecchire ha bisogno di tempo». E fare anche i conti con budget che per tutti, causa crisi, si sono ridotti.
Sposa la stessa tesi il direttore di Rai 3 Andrea Vianello: «Le generaliste si stanno un po’ sfarinando come le Dolomiti a causa dell’arrivo delle tematiche, però le Dolomiti sono pur sempre le Dolomiti. E poi la stessa Rai con le tematiche guadagna ascolti». Mette le mani avanti: «I conti comunque bisogna farli a fine anno. Ci sono motivi che ci fanno non essere affatto preoccupati. Quando mandiamo in onda film e telefilm c’è un netto calo, ma è una caratteristica della rete, il pubblico di Rai 3 è abituato a una rete viva, che produce. Abbiamo spostato un programma storico come Report, e anche Presa diretta, dalla domenica al lunedì e il pubblico si deve riabituare a una collocazione completamente diversa. E nonostante questo i nostri programmi di inchiesta battono i talk di attualità di La7 e Rete 4: è un risultato più importante del dato secco di ascolto».
Renato Franco e Massimo Scaglioni per "Corriere della Sera"