Novità a ritmo lento: in prima serata tv vince l’«usato sicuro» (Corriere della Sera)

Creato il 08 novembre 2013 da Nicoladki @NicolaRaiano
Quelle più acciaccate sono Rete 4 e Rai 3, ma anche le altre qualche sintomo di vecchiaia lo manifestano. La radiografia di due mesi di ascolti (1 settembre–30 ottobre 2013) restituisce il quadro di una televisione generalista in crisi rispetto al già non floridissimo anno precedente. Perché tutte le reti arretrano in prima serata, con l’eccezione di Rai 1 e La7.
La contabilità dei numeri dice che Rai 1 è davvero la prima rete con il 18,5% di share, +0,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Canale 5 si attesta al 16,6%, con un calo dello 0,8%. Terza rete in tutti i sensi Rai 3 (7,3%, calo 0,9%), quindi Italia 1 (7,2%, calo 0,4%) e Rai 2 (6,9%, calo 0,6%). Chiudono la top sette, Rete 4 (4,7%, calo 1,1%) e La7 (4,2%, crescita 0,3%). Rai e Mediaset si possono consolare con il progresso delle reti tematiche (Viale Mazzini è al 5,8%, mentre Cologno Monzese al 7%). Al piccolo schermo mancano invece più di 500 mila spettatori: il totale della platea tv è sceso da 26.640.000 a 26.028.000 (elaborazione Geca Italia su dati Auditel).
Ma i numeri sono fatti di palinsesto, di ore di video, di volti e trasmissioni e nonostante la vulgata comune racconti che il telespettatore sia stanco di programmi che vanno in onda da anni, la realtà dice che alla fine la ripetizione crea assuefazione e dunque vincono i classici: trasversalmente alle reti, i programmi che tengono sono quelli «storici», o che comunque sono in onda da diverse stagioni: Carlo Conti e Tale e quale Show, il terzetto di giudici Zerbi-De Filippi-Scotti con Italia’s Got Talent, Fazio e Che tempo che fa, Blasi più Mammuccari con Le Iene, Santoro e Servizio pubblico. Gli innesti di quest’anno vengono tendenzialmente respinti al mittente: Linea Gialla (2,7% su La7), Radio Belva (2,8% su Rete 4, chiuso), Virus (4,0% su Rai 2) fino ai super flop di Rai 3 (i telefilm The Newsroom e Scandal, sotto il 3%).
In una situazione comunque in lento movimento (verso il basso), al di fuori del prime time, spicca l’erosione di pubblico di Rai 1 nella fascia pomeridiana (-3,3% rispetto al 2012), per l’effetto combinato del tracollo de La Vita in diretta, rispetto all’edizione degli scorsi anni, e del successo di Canale 5 (in particolare grazie alla soap Il segreto), che registra nella fascia pomeridiana un +4,2%.
La parola alla difesa. «Nel nuovo panorama televisivo, non si può non tener conto della crescita delle reti native digitali, la concorrenza è aumentata. Il calo di Rete 4 viene di fatto riassorbito dall’avanzamento di Iris e Top Crime — spiega Giuseppe Feyles, direttore dei tre canali —, sommando lo share, l’ascolto si riallinea al dato di Rete 4 di quattro anni fa. Dopo la stagione della soap e quella dei film (la serie dei Bellissimi, ndr), ora si apre una fase diversa: dobbiamo riposizionarci con nuove produzioni e il nuovo per attecchire ha bisogno di tempo». E fare anche i conti con budget che per tutti, causa crisi, si sono ridotti.
Sposa la stessa tesi il direttore di Rai 3 Andrea Vianello: «Le generaliste si stanno un po’ sfarinando come le Dolomiti a causa dell’arrivo delle tematiche, però le Dolomiti sono pur sempre le Dolomiti. E poi la stessa Rai con le tematiche guadagna ascolti». Mette le mani avanti: «I conti comunque bisogna farli a fine anno. Ci sono motivi che ci fanno non essere affatto preoccupati. Quando mandiamo in onda film e telefilm c’è un netto calo, ma è una caratteristica della rete, il pubblico di Rai 3 è abituato a una rete viva, che produce. Abbiamo spostato un programma storico come Report, e anche Presa diretta, dalla domenica al lunedì e il pubblico si deve riabituare a una collocazione completamente diversa. E nonostante questo i nostri programmi di inchiesta battono i talk di attualità di La7 e Rete 4: è un risultato più importante del dato secco di ascolto».
Renato Franco e Massimo Scaglioni per "Corriere della Sera"

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