Avevamo apprezzato Villeneuve con la Donna che canta (2010) e non possiamo certo dire che anche con quest’opera non abbia colpito nel segno. Non tanto per la storia, un po’ scontata soprattutto a fronte della risoluzione finale, quanto per l’atmosfera, l’ambientazione e la recitazione dei protagonisti (Gyllenhall su tutti). Se poi si considera che il racconto ruota attorno al fulcro disperazione/vendetta, ecco allora che possiamo affermare di trovarci davanti ad uno dei migliori thriller della scorsa stagione cinematografica.
Blockbusterone da divano, McDonald’s e rutto libero. Violenza, ammazzamenti, machismi ed effetti speciali a profusione. Il tutto a scapito della veridicità storica. Regge il film una sorprendente Eva Green. Per svagarsi.
Ogni tanto bisogna pur far lavorare i “vecchietti” di Hollywood! Qui abbiamo Cage e Cusack, incapaci di portare valore aggiunto al film anche per colpa di una scarsissima caratterizzazione dei loro personaggi (principali). L’opera parla di una storia vera (quella del “perfetto” padre di famiglia e serial-killer Robert Hansen, che cacciava come animali nelle foreste dell’Alaska le donne che aveva rapito), ma ha la colpa di trasporla semplicisticamente in immagini attraverso una mera giustapposizione di scene.