stamani vi propongo alcuni libri della collana Saggi della Rizzoli!
Prezzo: € 17,00
Pagine: 210
Il Libro
La crisi economica, le ondate di profughi, il futuro dell’Europa: i governi non sembrano in grado di affrontare le sfide più urgenti. Troppo lenti per un mondo che cambia troppo in fretta. Forse dobbiamo fare a meno della politica. Non è detto che sia una cattiva notizia.
È la prima volta che i cambiamenti della società sfuggono completamente al controllo della politica. L’innovazione si sviluppa lontano dai Parlamenti, i nuovi protagonisti sono troppo potenti e globali per essere affrontati da piccoli Stati. Uber liberalizza il trasporto pubblico, Spotify regala musica invece di venderla, AirBnB vanifica i tentativi degli albergatori di fare cartello, Facebook e Google iniziano a comportarsi come Stati del web, gli utenti sono i loro cittadini. Oggi gli utili si fanno conquistando miliardi di consumatori a cui migliorare la vita offrendo prodotti e servizi quasi gratis.
Ma non di solo profitto si tratta: mentre i governi tagliano su welfare e investimenti, i nuovi modelli di business hanno reso conveniente per i privati cercare di risolvere alcuni grandi problemi del mondo. Allora la politica è diventata inutile? Forse sì, almeno nella forma in cui l’abbiamo conosciuta finora. E non è detto che sia una cattiva notizia.
Se le scelte collettive, quelle dei governi, sono sempre meno rilevanti, cresce il peso delle scelte individuali. In questi anni difficili abbiamo quindi due possibilità: continuare a lamentarci dei politici che non ci aiutano, aspettando che le cose cambino e arrivi “la ripresa”. Oppure prendere atto delle enormi opportunità che la fine della politica tradizionale sta aprendo e provare a sfruttarle, prendendo in mano il nostro destino.
Autore
Stefano Feltri è vicedirettore del “Fatto Quotidiano”, dove lavora dalla fondazione. È nato a Modena nel 1984 e si è laureato in economia alla Bocconi. Ha lavorato per Radio 24, al “Foglio” e “Il Riformista”. Per Rizzoli ha già pubblicato, con Alessandro Barbera, La lunga notte dell’euro (2014).
Prezzo: € 18,50
Pagine: 252
Il Libro
“Beati voi che siete tutti contenti quando potete mettere su un delitto la sua bella etichetta.” Con queste parole cariche di profetico sarcasmo, Pasolini liquidava i suoi colleghi giornalisti e intellettuali. E lo faceva poche ore prima di essere ucciso e diventare lui stesso uno di quei delitti etichettabili, carne da prima pagina e niente più. Infatti, all’indomani della sua morte, quasi tutti i giornali trovarono il modo più remunerativo per presentare il caso: Pasolini era stato ammazzato dal povero ragazzo che aveva tentato di violentare. L’opinione pubblica abboccò e così, quella notte del 1975, Pasolini fu ucciso due volte: prima dalle mani di chi lo aveva aggredito, poi da quelle di chi ne ha per sempre cancellato il ricordo. In La Macchinazione David Grieco, che di Pasolini è stato amico e collaboratore, racconta una storia che comincia proprio nel punto in cui finisce il suo omonimo film. Se la pellicola ricostruisce la spaventosa rete di complicità che si nasconde dietro al delitto, nel libro Grieco presenta le prove, le testimonianze e i documenti di un caso giudiziario complesso, abilmente ripercorso nei suoi chiaroscuri dalla postfazione di Stefano Maccioni, l’avvocato che dal 2009 lotta per fare luce sull’intera vicenda. Nel tempo, l’ombra di quel sordido delitto ha oscurato l’opera di Pasolini. Generazioni di studenti sono cresciute senza conoscere i suoi libri, le sue poesie, i suoi articoli, i suoi film. E condannare un poeta all’oblio è molto peggio che ammazzarlo.
Autori
David Grieco egista e scrittore, è stato giornalista dell’“l’Unità” per molti anni. Nel 2004 ha scritto e diretto Evilenko con Malcolm McDowell, tratto dal suo romanzo Il comunista che mangiava i bambini ispirato al caso del mostro di Rostov.
Stefano Maccioni, avvocato penalista e autore di varie pubblicazioni, ha richiesto e ottenuto la riapertura delle indagini sull’omicidio di Pier Paolo Pasolini. È stato componente della Commissione Ministeriale per la tutela delle Vittime di reato. Sostiene da sempre la necessità di un attivismo civico.
Prezzo: € 20,00
Pagine: 432
Il Libro
L’onesto uso della memoria è il più valido antidoto all’imbarbarimento. E lo è in ogni stagione politica, in ogni momento del dibattito culturale, in ogni epoca della storia. Un uso onesto che, in quanto tale, presuppone non ci si rivolga al passato in cerca di una legittimazione per le scelte di oggi. Anzi, semmai, per individuare in tempi lontani contraddizioni che ci aiutino a modificare o a mettere a registro quel che pensiamo adesso. Ben diverso (e diffuso, purtroppo) è il ricorso a forzature della memoria come arma per farci tornare i conti nel presente. Un’arma usata con infinite modalità di manipolazione, che producono danni quasi irreparabili alla coscienza storica, deformano il passato, intossicano il ricordo collettivo anche dei fatti più prossimi. E che, come tale, merita di essere combattuta. Paolo Mieli ce lo dimostra attraversando secoli di storia con la consueta competenza e passione, ricostruendo storie grandi e piccole, facendoci guardare a fatti apparentemente noti con un occhio diverso e disincantato, perché «infinite sono le leggi che regolano lo studio del tradimento nella storia. Ma due sono superiori alle altre. La prima: chi vince non verrà mai considerato un traditore. La seconda: il tradimento è questione di date, ciò che oggi è considerato un tradimento, domani potrà essere tenuto nel conto di un atto coraggioso».
Autore
Paolo Mieli, giornalista e storico, negli anni Settanta allievo di Renzo De Felice e Rosario Romeo, è stato giornalista all’“Espresso”, poi a “Repubblica” e alla “Stampa”, di cui è stato anche direttore. Dal 1992 al 1997 e dal 2004 al 2009 ha diretto il “Corriere della Sera”. Tra i suoi libri per Rizzoli, Le storie, la storia (1999), Storia e politica (2001), La goccia cinese (2002) e I conti con la storia (2013), vincitore del premio Città delle rose e del premio Pavese.