Philip K. Dick, In terra ostile, Fanucci, 9,90 €.
Edizione economica. La quarta di copertina:
Ambientato nella sonnolenta provincia americana, questo romanzo di Philip K. Dick mette in luce il tanto decantato sogno americano e la sua faccia perdente, quella di Bruce Stevens, un viaggiatore di commercio fra i tanti, con una vita che si snoda nei motel della costa occidentale. La sua è un’esistenza senza speranze né aspettative, i desideri viaggiano lontani dalle strade su cui si avventura. Fino all’incontro con Susan, figura femminile che compare da un passato ormai remoto, per rimettere in circolo energie e sogni che sembravano irraggiungibili. L’amore tra lei e Bruce è però turbato dalla presenza di Milton Lumky, un rappresentante di materiale per cartoleria che porgerà a Bruce il conto da pagare per aver invaso il suo territorio. Introduzione e cura di Carlo Pagetti; postfazione di Daniele Brolli.
Edizione economica. La quarta di copertina:
California, fine anni Cinquanta: una sorta di terra promessa già alle prese con il mito postbellico dello sviluppo economico e della crescita urbana, dove la questione razziale è ancora aperta. Jim Fergesson e Al Miller sono, o credono di essere, amici. Il primo è un meccanico avanti con l’età, amareggiato dalla vita, che da anni affitta al secondo un lotto di terra adiacente alla sua officina, in cui Miller vende auto usate, relitti rabberciati alla meglio. Un lavoro misero e frustrante che però gli basta, dal momento che è un uomo privo di ambizioni. Ma un giorno Fergesson decide di chiudere bottega e di andare in pensione, utilizzando i soldi ricavati dalla vendita per inseguire un sogno di grandezza. È un brutto colpo per Miller, perennemente incapace di scuotersi dalla sua apatia esistenziale e lacerato da conflitti interiori; e così il suo fragile castello crolla. Uno prova a salire, l’altro a non sprofondare del tutto, ma il nuovo miraggio americano non permette approssimazioni e non lascia spazio ai perdenti. Come Humpty Dumpty, il goffo personaggio di Alice in Wonderland, che cade e finisce in pezzi, entrambi pagheranno sulla propria pelle, sia pure in modo diverso, la colpa della loro precaria fragilità. Introduzione e cura di Carlo Pagetti.
Edizione economica. La quarta di copertina:
Il primo romanzo inedito di Philip K. Dick, scritto a 24 anni: la lenta scoperta, da parte di tre americani nella Cina maoista, di come le loro vite siano in realtà vuote e colme d’angoscia. Scritto nel 1952 da Dick, che ha già conosciuto un discreto successo e visto pubblicati numerosi racconti di fantascienza, “Il paradiso maoista” è un vero e proprio romanzo mainstream, che descrive la claustrofobica vicenda di due uomini e una donna isolati dalla realtà e alienati uno dall’altro a causa dei loro passati. È il 1949 nella Cina postrivoluzionaria: Verne Tildon e la giovane Barbara Mahler sono costretti a mettere da parte il risentimento reciproco e il senso di frustrazione che provano a causa della loro passata relazione e impegnarsi nel lavoro che è stato loro assegnato, consegnare un’azienda americana al nuovo governo cinese. Tra di loro si insinua la presenza di Carl Fitter, poco più che un ragazzo, il quale si troverà inconsapevolmente coinvolto nelle tensioni in atto tra i due, diventando l’amante di Barbara che però non riesce a liberarsi dei ricordi. Un romanzo la cui ambientazione politica è lo sfondo per il reale tema trattato: la lenta, triste morte degli ideali d’amore. Introduzione e cura di Carlo Pagetti.
Edizione economica. La quarta di copertina:
Eccezionalmente un romanzo di Dick che non rientra nel genere fantascientifico. Scritto del 1960, in uno dei migliori momenti creativi, è stato scoperto solo nel 1984, quando è stato pubblicato per la prima volta in Gran Bretagna. Nel romanzo si racconta la storia di una vendetta crudele e paradossale, ambientata nell’America falsamente innocente degli anni ’50, mentre è in pieno sviluppo un grande cambiamento sociale, la popolazione inizia a spostarsi nei sobborghi urbani, e la guerra fredda fa sentire il peso ossessivo delle sue nevrosi. Introduzione e cura di Carlo Pagetti; postfazione di Dario Voltolini.
Edizione economica. La quarta di copertina:
“Redenzione immorale” è uno dei libri meno noti di Philip K. Dick, eppure vi si trovano temi e idee che ricorreranno nella sua produzione successiva. Siamo nel 2114, e il mondo è profondamente segnato dalla guerra nucleare e dalle regole del regime totalitario instaurato nel 1985 dal maggiore Streiter. Alien Purcell, il protagonista del romanzo, visita l’isola giapponese di Hokkaido, simbolo eloquente delle devastazioni causate dalla guerra, e qui tocca con mano le assurde imposizioni sociali dettate dal potere politico e mediatico di un regime che, tra le altre cose, vieta il sesso extra-coniugale e l’uso di alcolici in pubblico. Su un’isola desolata e ancora radioattiva, gii amici di Alien dissotterrano i libri del passato per salvaguardare la libertà di espressione individuale dalle velleità censorie dell’oligarchia neopuritana, intenzionata a eliminare qualsiasi trasgressione. E mentre un fiorente mercato nero offre preziose copie di testi ormai irreperibili – su tutti l’”Ulisse” di Joyce -, Alien Purcell sembra essere uno dei pochi ancora in grado di cambiare il mondo e salvaguardare l’autonomia di pensiero degli esseri umani. Ed è pienamente intenzionato a farlo. Introduzione e cura di Carlo Pagetti.
La quarta di copertina:
MacKayla Lane era solo una bambina quando lei e sua sorella Alina furono date in adozione e bandite dall’Irlanda per sempre. Vent’anni dopo, Alina è morta e Mac è tornata nel luogo da cui era stata esiliata per dare la caccia all’assassino di sua sorella. Ma dopo aver scoperto di appartenere a una stirpe magica e maledetta, Mac verrà coinvolta nel millenario conflitto tra umani e immortali, in un turbine di eventi in cui nulla sembra esserle risparmiato. Quando la magia nera getta la sua ombra oscura sui destini di chi le sta vicino e una donna misteriosa infesta i suoi sogni, Mac si accorge di non potersi fidare più di nessuno. Non è certa neppure di sé stessa, né del destino che legge nei disegni neri e cremisi di un’antica carta dei tarocchi. Mac sa solo che la paura uccide, ma non sa ancora quanto può fare l’amore, e dovrà prepararsi ad affrontare l’ultima verità sul suo esilio e sul suo passato.
La quarta di copertina:
Daphne è la figlia di Lucifero e Lilith, è per metà demone e per metà angelo caduto. Vive sospesa in un tempo immobile e infinito, in un luogo fatto di cromo e acciaio, finché suo fratello Obie viene rapito e lei si rende conto che, potenzialmente, potrebbe esserne responsabile.