(Le nozze di al-Zayn), ebbene, tirate un sospiro di sollievo: l'attesa è terminata. Il
Le nozze di al-Zain è il primo romanzo di Salih ed è una commedia, "breve e sorprendente":
[...] racconta le stravaganti imprese sentimentali di un personaggio unico nella letteratura di ogni paese. Alto e sgraziato, due soli denti in bocca, al-Zain si è conquistato sul campo una fama sfortunata, quella di un uomo che si invaghisce perdutamente di ragazze che finiscono sempre per sposare qualcun altro. Non gli manca il buon gusto, visto che "si innamorava solo delle ragazze più belle e attraenti del paese, quelle più educate, e quelle con la parlata più dolce", ma tanto efficace è questa sua paradossale qualità, questo suo disperato talento, che le madri affrante di figlie zitelle lo cercano e lo inseguono, confidando nel suo amore senza speranze per cambiare il destino nuziale di quelle giovani donne dall'incerto futuro. (continua sul sito di Sellerio).
Ma Salih è conosciuto al grande pubblico, anche quello italiano, per quello che è considerato universalmente il suo capolavoro: La stagione della migrazione a Nord ( موسم الهجرة إلى الشمال , trad. dall'arabo di F. Leggio; Sellerio, 1992; 2011).
La stagione della migrazione a Nord è un romanzo che lascia inquieti, che disturba, che s'insinua sotto pelle e che lascia il lettore sospeso fino all'ultima riga, a quello straziante ma catartico grido d'aiuto. Nel mezzo: il peso del colonialismo, le speranze e le paure, gli stereotipi, l'esotismo, la carnalità, la crudezza, la morte e il Nilo, imponente, che scorre. Che divide, il Nord dal Sud. La scrittura di Salih è concreta e poetica al tempo stesso, potente e piena di significati e rimandi letterari, sociali e culturali.
Non sono quindi rimasta molto sorpresa nello scoprire che in moltissime delle top ten arabiste che mi erano state inviate da amici e lettori, il libro compariva sempre.
Edward Said, l'intellettuale palestinese autore di Orientalismo, lo classificò "tra i sei libri più belli scritti in arabo nel Novecento" (dalla postfazione di F. Leggio all'edizione italiana) e lo definì come "una favola coloniale", la risposta a Cuore di tenebra di Conrad, di cui fu grande estimatore. La Arab Literary Academy di Damasco lo definì il più importante romanzo arabo del XX secolo.
In Italia è stato pubblicato per la prima volta da Sellerio nel 1992; una seconda edizione, rivista, è uscita nel 2011 ed è quella che ho anche io. Il traduttore, Francesco Leggio, ha firmato una bella introduzione che introduce il lettore alla vita di Salih e all'importanza del libro, e una postfazione in cui il romanzo viene analizzato a confronto con l'opera di Said e di Conrad.
Personalmente non amo le introduzioni e le postfazioni (ma dovendo scegliere, prediligo senza dubbio le seconde) perchè spesso sono fuorvianti o anticipano la trama del romanzo, rovinandomi così tutta la sorpresa del leggere, che è la parte che più preferisco quando compro un libro nuovo. Anche in questo caso dunque, ho prima letto il romanzo e poi l'apparato critico.
E credo che abbia funzionato, perchè mi è venuta voglia di leggere il libro una seconda volta.