"Il nostro era un abbraccio perfetto, sincronico, completo. Perché l'abbraccio non perdona, e quell'abbraccio, invece, ci aveva perdonati.
Fosse anche soltanto per una notte."
"È successo tutto all'improvviso.
Tutto! all'improvviso. Ha suonato alla porta. Sono andato ad aprirle.
Appena l'ho vista ho avuto un sussulto, era uno schianto. Aveva i capelli sciolti, lunghi, un po' mossi. Un leggero trucco esaltava la grandezza degli occhi. Un vestito verde corto e aderente le disegnava un corpo sinuoso e scopriva gambe perfette. Ma non è stato quello, è stata una irresistibile, incomprensibile, inaspettata questione di pelle. Sono andato ad aprirle, dicevo, lei mi ha sorriso, ha fatto due passi dentro casa tenendo una mano dietro la schiena, io ho richiuso la porta, lei ha detto scusa volevo portare una bottiglia di vino ma in paese lo spaccio era già chiuso. Poi ha tolto la mano da dietro la schiena, mi ha detto ti ho portato un fiore, me lo ha dato, ha accennato un sorriso e un piccolo inchino, io l'ho preso dicendo uh, grazie, lei si è alzata un po' sulla punta dei piedi, mi ha baciato una guancia, poi l'altra, poi ha chiuso gli occhi, con la bocca è scivolata verso la mia bocca, sulla mia bocca. E ci siamo baciati."
"Entrare nel corpo di un uomo di vent'anni e innamorarsi di nuovo. Un'idea semplice e geniale, irresistibile come un abbraccio"
(Pupi Avati).
Una storia "futuribile" quanto provocatoria. Coglie nel segno Lorenzo Licalzi, ambientando la storia in un futuro in cui la medicina ha superato confini prima inimmaginabili.
Un ottantenne colpito da una malattia degenerativa decide di sottoprsi ad un esperimento. Il suo cervello verrà trapiantato nel corpo di un ventenne.
E tutto quello che accade dopo coinvolge e stravolge sentimenti, convenzioni e senso della realtà.
Un romanzo audace con un finale per nulla scontato.