Tutto comincia quando ciascuno di loro riceve una carta, come quelle che leggono le chiromanti, e incontra i suoi futuri colleghi in un appartamento disabitato. Senza che nemmeno loro sappiano bene cosa aspettarsi e come agire, si ritrovano catapultati in un una catena di colpi che gonfia la loro popolarità, il loro portafogli e la bile delle loro vittime, oltre che dei collaboratori che si fidavano di loro. Nemmeno l’agente dell’FBI (Mark Ruffalo) e un ex prestigiatore, abile a smascherare i trucchi del mestiere (Morgan Freeman) trovano il bandolo di questa matassa. Ma c’è davvero bisogno di trovarlo? La seconda domanda è: quanto si saranno divertiti gli sceneggiatori a inventare o trovare gli enigmi e i numeri dei prestigiatori? Probabilmente un bel po’, ma la domanda più importante riguarda il piacere di chi guarda: resta troppo in superficie, come un piatto presentato in una scenografia sontuosa ma il cui sapore non è eccezionale come ci si poteva aspettare. Il ritmo è incalzante e le indagini sono rese frizzanti anche dall’abbozzo di linea sentimentale, nata tra Mark Ruffalo e l’agente dell’Interpol Melanie Laurent, ma il sospetto che questo film non duri troppo alla prova del tempo è legittimo. I personaggi, a onor del vero, sono però ben caratterizzati e i colpi di scena non mancano, seppure talvolta sconfinino nello strano mondo dell’irreale scontato (e non del surreale, che reca in sé una sottile sfumatura di significato).
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